Racconta Lucia Puenzo che Wakolda (certain Regard), tratto da un suo racconto, nasce dal desiderio di trovare una risposta ai legami strettissimi e complici tra il governo argentino di Peron e i criminali nazisti in fuga nel dopoguerra per i quali l’Argentina è stata rifugio privilegiato in Latino America. Pure se poi queste relazioni si espandono nel continente, Paraguay Brasile, con una copertura che intreccia i poteri, le economie, la chiesa e i suoi alti funzionari, le stesse classi che saranno sempre vicine ai dittatori, da Videla a Pinochet.
Wakolda è il nome di una bambola, la bambola prediletta anche se un bel po’ scassata di una bella bimba, Lilith (la sublime esordiente Florencia Bado). Ma è forse per questo che l’ama in modo speciale, anche lei infatti ha un «difetto», è nata prematura e la sua crescita è lenta; a dodici anni sembra più piccolina almeno di fronte alle prorompenti ragazzine della scuola tedesca di Bariloche in cui l’ha iscritta la madre perpetuando la tradizione familiare. Eva, il nome della donna (Natalia Oreiro), è cresciuta lì e ora è tornata col marito e i figli per riaprire il vecchio albergo di famiglia. Tutti parlano tedesco, e anche il paesaggio di monti innevati, il lago e gli abeti ricorda le alpi. E così i locali con le scritte in tedesco, la musica, quei ragazzi oggi uomini che erano i compagni di classe di Eva, e lei stessa, cresciuti nel mito della Germania, di Hitler e della bandiera nazista che sventolava sul tetto della scuola e su una folla di saluti a braccio teso.

È una memoria scomoda, che infatti si affannano a cancellare gettando via le carte che testimoniano, mentre clandestinamente i nazisti vanno e vengono indisturbati. Poi c’è quell’uomo misterioso, che vive nel loro albergo, si è insinuato nella famiglia utilizzando abilmente le loro debolezze. Sa fabbricare bambole perfette e ariane, tutte bionde con gli occhi azzurri, il business che loro sognavano, si occupa della gravidanza di Eva che aspetta due gemelli, e soprattutto promette di far crescere Lilith grazie agli esperimenti che pratica sulle vacche … La ragazzina è felice, a scuola i maschi le danno 0 quando passa il costume meno il suo amico del cuore, che troverà i libri di Hitler sotterrati e per questo sarà picchiato e espulso dalla scuola, prova generale del futuro dei dissidenti …
Si dice che tra i tanti rifugi di Mengele, il teorico della nazigenetica ci fosse anche Bariloche, dove si faceva passare per un veterinario, e l’uomo misterioso armato di taccuini in cui disseziona i corpi e le facce, non è altri che lui, scoperto solo dalla fotografa e archivista che in realtà collabora con l’esercito israeliano. La macchina fotografica non è un’arma gli dice la donna che finirà ammazzata.
1960, negli orizzonti infiniti della Patagonia, la Storia si narra in una microstoria familiare, attraverso la voce delle ragazzina protagonista, e la scoperta del corpo in trasformazione, come spesso nei film della regista (ricordiamo nel 2007 XXY). E questo universo «privato», chiuso, appare come lo specchio nel quale si riflette il paese, l’Argentina, coi suoi rimossi e gli opportunismi, gli occhi chiusi e l’indifferenza, l’ipocrisia e un’acquiescenza feroce. Nei giorni della morte del dittatore Videla, a cui anche il paese natale Mercedes, ha rifiutato la sepoltura, toccando un altro dei tabù dell’immaginario argentino – come era quello del rapporto con gli indios sviscerato nell’amor fou femminile di El nino pez – il film interroga le responsabilità collettive di una nazione.

E la fascinazione, di più, Puenzo non lo dice esplicitamente, pure se Wakolda appare forse anche per le costrizioni del «film in costume» il suo lavoro meno libero, vitale e pulsante soprattutto nella relazione con la piccola protagonista, quando corre nelle sue emozioni, negli sguardi chiari e curiosi, nelle scoperte del primo bacio e delle prime mestruazioni sulle mutandine ancora da bimba.

[do action=”citazione”]l’adesione complice ( addirittura per legge potevano usare il proprio nome) verso la Germania hitleriana delinea una trama di poteri e di interessi, gli stessi che permetteranno lì come altrove il radicamento della dittatura.[/do]

Ma del resto le figure che la circondano, la madre consensuale salvo poi piangere i gemellini nati male «grazie» alle cure di Mengele, il padre attonito che per incazzarsi ci mette parecchio e il prof biondo come un ariano che sarebbe piaciuto anche a Harlan – bionda è pure Lilith – sono declinazioni possibili del paese, di un’Argentina che cova segreti e rimossi, e che col suo passato come ci dicono questi giorni le madri di una generazione scomparsa in fondo all’oceano non ha saputo ancora affrontarlo dal profondo.