Tre settimane fa Luigi Di Maio passava dal Mise del Conte 1 alla Farnesina, con il Conte 2. Tra i primi a commentare la nomina sono stati i genitori di Giulio Regeni che hanno chiesto al neo-ministro degli Esteri di richiamare l’ambasciatore italiano dall’Egitto visto il palese boicottaggio da parte del regime delle indagini sulla tortura e l’uccisione del giovane ricercatore e l’acclamato ruolo di pezzi dello Stato nell’omicidio.

Ieri Di Maio ha reagito: il 7 ottobre incontrerà Paola e Claudio Regeni alla Farnesina, a tre anni e sette mesi dalla scomparsa di Giulio, il 25 gennaio 2016, nella capitale egiziana. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato il 3 febbraio successivo, martoriato dalle torture, lungo l’autostrada Il Cairo-Alessandria.

«Ora che ha il potere e la responsabilità di porre in essere quelle conseguenze minacciate nei confronti del governo egiziano, confidiamo che il ministro vorrà come prima cosa richiamare il nostro ambasciatore e pretendere la verità fino ad oggi nascosta e negata», avevano detto lo scorso 4 settembre ricordando al ministro pentastellato Di Maio sia la sua presa di posizione – dai banchi dell’opposizione – nel febbraio del 2016 («Il governo dovrebbe minacciare ed eventualmente avviare ritorsioni economiche verso l’Egitto»), sia il suo viaggio al Cairo nell’agosto 2018 quando millantò ripercussioni mentre prometteva nuove collaborazioni con al-Sisi.