È restaurazione della peggiore specie la legge appena approvata dalla Duma russa, con ben 380 voti a favore e solo 3 contrari, che depenalizza la violenza domestica da reato penale a illecito amministrativo.

La legge dovrà essere sottoposta al Senato, e poi passare alla valutazione di Putin, un’approvazione scontata.

Una delle rarissime voci contrarie al progetto di legge è arrivata dal deputato comunista Yuri Sineltchikov, secondo il quale «le tradizioni russe non si basano sull’educazione delle donne a colpi di frusta, come qualcuno sostiene».

Il testo era stato presentato una prima volta in Parlamento nel luglio del 2016, dalla senatrice Elena Mizulina, nota per le proprie posizioni nettamente contrarie all’aborto, per la legge anti-gay e per la proposta di introdurre una tassa sui divorzi (necessaria «per preservare i valori tradizionali della famiglia» e per contrastare «i valori occidentali»). L’ultima versione è stata invece messa a punto dalla deputata Olga Batalina.

Di fatto è una famiglia da ancien regime, da sistema feudale, quella in cui i genitori possono menare i figli come meglio credono, e soprattutto il marito e padre può mantenere con la forza l’ordine che crede più opportuno.

Una famiglia in cui nessuno deve ficcare il naso, tanto meno lo stato.

Va ricordato che le vittime della violenza domestica in Russia sono per lo più le donne: secondo statistiche del 2015, una donna su cinque ha subito violenze; solo il 12% di loro, però, si rivolge alla polizia. Secondo dati del 2013 pubblicati dal ministero dell’Interno russo, il 40% dei crimini violenti avvengono in casa e ogni anno sono 36.000 le donne che subiscono percosse dal marito. In 12.000 perdono la vita. Il 60-70% delle vittime non chiede aiuto; il 97% dei casi di violenza domestica non arriva in tribunale e più volte la stampa indipendente ha denunciato la mancanza di strumenti legali in grado di tutelare le donne.
Colpisce che il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, consideri la depenalizzazione una «condizione per creare famiglie forti».

Stando a un sondaggio il 59% dei russi è a favore del disegno di legge, il 33% è contrario. Comunque, il 79% dei cittadini ha un atteggiamento negativo verso qualunque violenza in famiglia. Irina Matvienko, presidente del Centro Anna, l’unica linea amica contro le violenze domestiche aperta in Russia, sostiene che «le percosse in famiglia non sono un valore tradizionale, sono un crimine». «La legge esonera i tiranni in casa», le fa eco Maria Mokhova, direttrice del centro per le vittime di abusi «Sorelle». Una prima protesta, convocata per il 28 gennaio, è stata proibita. Un nuovo appuntamento è stato convocato per il 4 febbraio contro una legge in controtendenza rispetto alle campagne e alle convenzioni internazionali. Conferma che il totale arbitrio che possono esercitare in famiglia è il piedistallo degli uomini forti, oggi tanto ammirati. Una tendenza preoccupante, che allontana la Russia dal rispetto della libertà.