Esattamente 11 mesi fa, a Vimercate, inaugurando il nuovo stabilimento Alcatel Lucent, il premier Matteo Renzi diceva: «Questo è il settore in cui si creeranno i posti di lavoro nei prossimi decenni. Se non li facciamo qui, non saremo credibili». Per ora di nuove assunzioni nemmeno l’ombra. Al contrario, proprio a Vimercate, l’azienda ha spedito da alcuni giorni 19 lettere di licenziamento.

Colosso franco-statunitense specializzato nella produzione di apparati e sistemi per telecomunicazioni ad alta efficienza energetica, Alcatel è una delle principali candidate per la partita della banda ultralarga, che dovrebbe partire già nei prossimi mesi con i primi bandi e investimenti. Eppure ora licenzia dei tecnici, impegnati perlopiù nell’area Ricerca e sviluppo. Segmento aziendale molto importante, ma già pesantemente intaccato lo scorso anno con l’esternalizzazione di molti lavoratori, che oggi conta appena 250 addetti su un totale di 1100 dipendenti.

Secondo Roberta Turi (Fiom) «i lavoratori rimasti non hanno da stare tranquilli. A rischio c’è un intero settore strategico come quello delle telecomunicazioni».

All’indomani dei licenziamenti, Luca Colonna della Uilm parla di «schiaffo alle relazioni industriali», facendo notare che «l’azienda finora non aveva mai proceduto unilateralmente con dei licenziamenti, gestendo sempre ogni situazione insieme alle parti sociali».

Un cambio di atteggiamento improvviso, che i sindacati collegano all’acquisizione di Alcatel da parte di Nokia, effettiva dal 2016.

«A differenza di Alcatel Lucent – dice Roberta Turi – la Nokia negli ultimi anni non ha avuto buone relazioni con il sindacato e ha disdetto da alcuni mesi gli accordi aziendali e il contratto collettivo metalmeccanico, cancellando dall’Italia la propria produzione manifatturiera e tutta l’area ricerca e sviluppo. I 19 rischiano pertanto di essere il biglietto da visita di una ristrutturazione molto più ampia».

In Europa c’è preoccupazione rispetto allo scenario che si aprirà dopo la fusione tra le due società. IndustriALL Global Union, il sindacato europeo dell’industria, ha da poco organizzato a Bruxelles una riunione ad hoc mentre i governi di Cina, Francia e Germania stanno già incontrando i vertici Nokia.

«Da parte del governo italiano – afferma Gianluca Ricci della Fim Cisl – nulla di fatto. Nessuna strategia sulla banda ultralarga, né notizie sui 6 miliardi di investimenti previsti per il settore. Inoltre non si capisce perché un’azienda sana come Alcatel debba procedere con dei licenziamenti, specie considerando che da gennaio 2016 la Nokia, proprio grazie all’acquisto di Alcatel, dovrebbe avere il più alto fatturato a livello globale: circa 26 miliardi di euro, contro i 25 di Ericsson e i 23 di Huawei».

I sindacati impugneranno i licenziamenti e chiedono un incontro alla ministra dello Sviluppo Federica Guidi. Che per ora tace.