C’è una scena nel documentario Amy in cui un’amica della cantante racconta la notte trionfale in cui Amy Winehouse vinse un sacco di Grammy. Gli amici e i familiari la circondano per festeggiare e per una volta Amy è sobria. Si avvicina alla sua amica e le sussurra: ‘che noia senza droga’. È questo il problema con la droga: la noia. Sì; esiste un mondo di fantasia al di là delle porte della percezione a cui porta l’uso di sostanze chimiche proibite; esistono gli sciamani sexy come Jim Morrison, l’accelerazione dovuta agli stimolanti e l’umorismo dei fumatori di erba buona: la risata che non finisce mai. Ma questo è vero soltanto se noi assumiamo la sostanza e ne ignoriamo poi gli effetti collaterali. Stare lì, e guardare gli altri che si drogano è una noia colossale – esclusi, ovviamente, i casi in cui questo viene fatto per puro effetto comico come nel Grande Lebowski – ma anche così il bel gioco dura poco e i film di Cheech e Chong sono inguardabili da sobri.
Diventa ancora più difficile quando il cinema parla seriamente di dipendenza perché la narrativa della dipendenza è per forza sempre uguale. La traiettoria segue un sentiero comune: il primo assaggio, il declino, la caduta, un tentativo di cura, la ricaduta, un altro tentativo, più serio questa volta, ancora le tentazioni che sono troppo forti finché arriviamo al fondo dove o si muore o si trova la redenzione. Il dramma umano è sconfitto ed è la droga che controlla la narrativa. Come la guerra contro la droga, così i film chiedono una risoluzione alla fine, un atto finale che funga da avvertimento o dia speranza. Recentemente, due film americani hanno trattato l’argomento della droga dal punto di vista dei genitori ed entrambi offrono diverse soluzioni d’approccio. In Beautiful Boy David (Steve Carell) è il padre di Nic (Timothee Chalamet), un tossico-dipendente. Flashback, confusione e momenti di disperazione permeano il racconto. Il film si concentra su come agisce il padre, su come riesce a bilanciare la sua responsabilità nei confronti del figlio con la responsabilità nei confronti della sua nuova famiglia, per provare a rompere la solita narrativa. Chalamet è ovviamente un bel ragazzo, ma anche il film lo è, anche nei momenti più bui. Forse Nic morirà sul pavimento di un bagno pubblico ma lo farà con la musica di Gorecki in sottofondo. In Ben Is Back abbiamo una madre (Julia Roberts) che si occupa del figlio Ben (Luke Hedges, il figlio del regista Peter). In questo caso il dramma dura solo un giorno: Ben è tornato a casa per Natale da un centro di riabilitazione. La domanda è: è veramente sobrio o sta per ricascarci? Sembrano piccoli passi verso la realizzazione che la guerra contro la droga è stata persa anni fa e ora dobbiamo in qualche modo fare la pace.