Dopo due giorni di appelli accorati dell’accusa democratica, la parola è passata alla difesa: gli avvocati dell’ex presidente Trump hanno presentando il loro caso al Senato. Come per i democratici, anche loro hanno fino a 16 ore di tempo, suddivise in due giorni, ma mentre scriviamo non è ancora chiaro se useranno tutto il tempo a disposizione o stringeranno i tempi: è evidente che non ci sono i 17 voti repubblicani necessari per condannare Trump e la sua assoluzione è praticamente certa.

La consapevolezza è palpabile: i giornalisti ammessi al Campidoglio descrivono scene in cui i rappresentanti del Gop non tentano nemmeno di nascondere il proprio disinteresse. Mentre i democratici peroravano la loro causa, «si vedono senatori da parte repubblicana distratti, che leggevano, scribacchiavano. Hanno già preso la loro decisione», ha detto Yamiche Alcindor, corrispondente della tv Msnbc.

Mentre i responsabili dell’impeachment della Camera avevano usato le loro 16 ore per sostenere che Trump ha volontariamente incitato la rivolta del Campidoglio, proiettando video inediti per mostrare fino a che punto la sicurezza di deputati e senatori avversi a Trump era stata messa a repentaglio dalla rivolta fomentata dal tycoon, il team di The Donald ha ripetutamente affermato che quelle di Trump erano state semplici affermazioni innocenti usate, come d’abitudine, dai democratici per discreditarlo politicamente.

A riprova di ciò il team di Trump ha presentato video su quasi tutti i rappresentanti democratici, da Pete Buttigieg a Kamala Harris a Elizabeth Warren, in cui hanno pronunciato pubblicamente la parola «fight», lotta, a dimostrazione che è un termine comune e scevro da violenza, tralasciando che a seguito di quegli eventi non si è mai scatenato un tentativo di colpo di Stato da parte degli astanti.

Gli avvocati di Trump nei loro documenti ufficiali non hanno mai menzionato il tycoon come «ex presidente», ma come «il 45° presidente», un modo per non ammettere la sua sconfitta, così come richiesto da Trump che sul tema continua a non transigere.

Nonostante il risultato del processo sembri già scritto, la decisione di stringersi come sempre attorno a The Donald potrebbe avere molte implicazioni all’interno del partito repubblicano. La Reuters ha riferito di dozzine di ex funzionari del Gop esasperati della retorica di Trump e del rifiuto dei repubblicani di tenergli testa, tanto che più di 120 funzionari conservatori starebbero lavorando per formare un terzo partito e dare la priorità al «conservatorismo di principio», mirando a sostenere i politici di centrodestra e a staccarsi da Trump.

Le discussioni sarebbero in fase iniziale e includono ex funzionari nelle amministrazioni di Reagan, Bush sr e Bush jr e dello stesso Trump, così come ex ambasciatori e strateghi repubblicani.

Mentre il Campidoglio porta avanti, su due binari sempre più distanti il processo di impeachment, la Casa bianca continua il percorso per rimediare alle decisioni degli ultimi quattro anni. L’amministrazione Biden ha annunciato di volere revocare una politica migratoria particolarmente controversa dell’era Trump, nota come stay in Mexico, resta in Messico, che costringeva i richiedenti asilo a rimanere in Messico in condizioni precarie, a volte per mesi o anni, mentre le loro richieste venivano elaborate.

Dal 19 febbraio l’amministrazione introdurrà gradualmente un nuovo processo di asilo per smaltire l’arretrato di persone in cerca di asilo al confine meridionale degli Stati uniti, consentendo un graduale ingresso.