La rivoluzione femminile negli anni ’60 non poteva che incarnarsi in corpi cinematografici capaci di far convivere in armonia l’incanto delle fattezze con l’intelligenza della libertà e Il Festival di Locarno quest’anno, per le sue Historie (du) Cinéma, celebra tre icone assolute di quel mutamento radicale e irripetibile, tre grazie canoviane sinuose e ancora fulgide che rispondono ai nomi di Anna Karina, Faye Dunaway e Jacqueline Bisset. Se a Hollywood, agli albori degli anni ’60, soltanto Alfred Hitchcock e Billy Wilder tentavano piano piano di scardinare la pruderia neovittoriana che affogava i turbamenti nel Codice Hays, focalizzandosi sul corpo, sul...