«For Your Consideration», per vostra considerazione, dice l’etichetta sui Dvd promozionali che le case di distribuzione spediscono a chi vota per una o più delle decine di onorificenze annuali che fanno da corollario alla corsa verso gli Academy Awards. Tra i candidati plausibili per un riconoscimento qualsiasi, quest’anno si può escludere con sicurezza Louis C.K., caduto in vertiginosa disgrazia dopo numerose accuse di molestia sessuale, secondo le quali tra i suoi passatempi preferiti sarebbe il masturbarsi di fronte a donne non proprio consenzienti. Considerando che i suoi programmi –presenti e futuri- sono stati banditi dai palinsesti tv, e che il sindacato dei produttori ha revocato la sua membership, C.K. è ufficialmente sulla lista nera, disconosciuto persino da collaboratrici storiche come Pamela Adlon, e colleghe di humor sovversivo come Sarah Silverman.

È stato quindi con grande sorpresa ricevere tra gli screeners -for your consideration- anche una copia del suo nuovo film, I Love You Daddy, la cui distribuzione è stata annullata dalla Orchard, che ne aveva acquistato i diritti dopo la prima, al festival di Toronto. Una veloce ricerca online, conferma effettivamente che, al momento, I Love You Daddy è visibile solo in un cinema di Fargo, in North Dakota, e uno nella cittadina universitaria del Michigan Ann Arbor –due sale indipendenti che, evidentemente, hanno deciso di ignorare il bando, o di sfruttarne il potenziale pubblicitario.

Certo, se uno non avesse letto i giornali delle ultime settimane, ma avesse ricevuto un dvd come quello mandato a me, starebbe grattandosi la testa per capire come mai un film del genere è improvvisamente diventato invisibile. «Una commedia molto divertente, concettualmente audace», dice sulla cover la citazione del critico del Boston Globe Ty Burr; «una commedia copiosa e topica, divertente in modo brutale e spesso scomodo», secondo Manohla Dargis del New York Times; «magnifico, divertentissimo e rilevante» per Rolling Stone; «un film di cui parleremo, e onestamente rideremo, tutto l’anno», scrive Jada Yan del settimanale New York; «Un’ambiziosa commedia del disagio… intelligente e che assorbe», per Eric Kohn su Indiewire. Da quell’entusiasmo unanime generato a Toronto, in settembre (e che il dvd promozionale riporta con puntiglio), la temperatura critica nei confronti del film di C.K. si è raggelata proporzionalmente alla sua discesa agli inferi – da genio provocatore a «perv» (pervertito, in breve).

Tutte le recensioni uscite nelle ultime settimane stroncano infatti I Love You Daddy con decisione, come si trattasse di un altro film. E, a scapito della propria dignità professionale, alcuni critici – come Dargis e Jada Yan- hanno persino rivisto i loro pareri originali, alla luce dei fatti : I Love You Daddy è diventato un brutto film o, come scrive Richard Brody, su New Yorker, in una recensione che la dice più lunga sui suoi problemi (sessuali e non) che su quelli del suo soggetto: «un film disgustoso che non avrebbe mai dovuto essere acquistato». Vista nel comfort del soggiorno di casa, la commedia dell’autore/interprete di Louie, non è né un capolavoro né un abominio ma è certamente un film interessante. Per citare la recensione, poi ritrattata di Dargis, senz’altro «topico», se non addirittura profetico per il suo autore.

Girato in gran segreto all’inizio dell’estate, in pellicola e in un bianco e nero che evoca uno dei film più famosi del comico che C.K. ha sempre definito il suo maestro, I Love You Daddy è non solo un libero adattamento da/omaggio a Manhattan di Woody Allen ma anche una riflessione sulla fine line tra l’opera d’arte e la vita di chi la crea.
Nel film, C.K. è Glen, un autore televisivo di successo, che tormenta la fedele produttrice (Edie Falco), non esita e licenziare la protagonista della sua prossima serie e a sostituirla con un’attrice che vuole portarsi a letto (Rose Byrne), è strafottente con le sue ex (Helen Hunt e Pamela Adlon), ma si fa mettere al guinzaglio come un barboncino da sua figlia diciassettenne.

I Love You Daddy, ti amo papà, è l’impune ritornello con cui China (Chloe Grace Moretz, molto brava), viziatissima e sexy, ottiene tutto ciò che vuole –dal jet privato per andare in Florida al week end, agli «spiccioli» per lo shopping. Papà non riesce a dirle di no. Fino al giorno in cui questa Lolita del terzo millennio cade nelle grinfie di un leggendario comico settantenne (John Malkovich, con dialoghi e autoreflessività iper-Alleniani), che è un eroe personale di Glen, ma che pare troppo attratto dalle minorenni. Gli scarti illusori, imprevedibili, con cui un’adolescente oscilla tra l’infanzia e l’età adulta, la legittimità di un desiderio proibito anche se – come sembra qui – l’erotismo è solo di testa…il rapporto di potere tra padri figlie…Al bianco e nero della fotografia, I Love Your Daddy contrappone una vocazione e una curiosità per le sfumature. Non si tratta sempre di sfumature rassicuranti. Ma non e anche questo il compito del cinema?