Alina è una delle mediatrici culturali che accompagnano la carovana di Mediterranea Saving Humans. Ne sono tre, Oskana, Maria ed appunto Alina. Lei arriverà fino a Leopoli. I suoi parenti si trovano a 2000 Km dal confine tra Polonia e Ucraina, avevano un biglietto aereo per tornare in Italia due giorni dopo lo scoppio della guerra. Non è riuscita a tirarli fuori da lì. «Vengo con voi perché almeno salvo qualcun altro» ci ha detto, quando in poche ore ha preparato la sua borsa ed è partita con la carovana. Ben 26 ore di viaggio per arrivare a Przesmysl, a pochi km dal valico di Medyka dove sorge uno dei più grandi centri profughi del confine polacco – ucraino.

Ad attenderci quando arriviamo in serata, ci sono 11 persone. Durante la giornata hanno contattato Alina, Maria e Oksana, visto che i loro numeri girano tra tutti quelli che stanno oltrepassando il confine. Si tratta di donne e bambine, altre 24 ore e partiranno alla volta dell’Italia con un passaggio sicuro. Quello che, da come ci raccontano, non stanno ricevendo mentre scappano dalle bombe e dal terrore. Le storie che Mediterranea ha raccolto in queste ore grazie alle nostre mediatrici, raccontano di un passaggio fino alla frontiera che viene fornito, da ucraini e polacchi, ad un prezzo che oscilla tra i 140 e 160 euro a persona. Bambini compresi.

Si tratta di una speculazione infame, sulla pelle di chi scappa dalla guerra. E’ la stessa che ha colpito un altro gruppo, sono 10 persone e si trovano a Leopoli. Non hanno soldi per pagare i «passeur» a pagamento. Avranno un passaggio sicuro e gratis dai van di Mediterranea che domani entreranno a Leopoli per portare aiuti umanitari, e che ne usciranno portando via quanta più gente è possibile. Siamo arrivati qui coscienti che le vittime delle guerre sono solo le persone e che a loro va dato l’aiuto e il supporto necessario, e per loro va fermato il conflitto. Siamo arrivati qui convinti che essere pacifisti non vuol dire essere ignavi, essere inermi e nemmeno essere imparziali, significa scegliere la parte dell’umanità, attivarsi per salvare le persone e per praticare la diplomazia dal basso. Questo è quello che stiamo provando a fare in questi giorni. Luca Casarini lo ha già scritto a chiare lettere, chi è contro la guerra venisse con noi a Kiev a fare da scudo. Siamo su questo confine e in Ucraina in questi giorni per iniziare questo lavoro di diplomazia dal basso e di salvataggio, che è quello che ci riesce meglio.

Partiremo da Przesmysl e dai centri vicini con tante persone, e riaffronteremo 26 ore di viaggio con donne e bambini, per portarli al sicuro. Arriveranno nelle nostre città, dove ci auguriamo che oltre alla straordinaria mobilitazione della società civile, pronta a dare accoglienza, le istituzioni svolgano al meglio il proprio ruolo, garantendo una sistemazione dignitosa a tutti. Sappiamo bene che il nostro lavoro contro la guerra è appena all’inizio. Dovrà continuare sia qui, alle porte dell’Europa, che in Ucraina e anche nel nostro paese, perché siamo certi che davanti allo scenario di devastazione e di terrore nucleare che questo conflitto ha portato a livello globale, manchi ancora un attore decisivo. Quella società civile globale, capace di giocare un ruolo da protagonista. Dalla parte delle persone.

* capomissione Mediterranea Saving Humans