Nessun sequestro di persona. Ai 135 migranti che si trovavano a bordo della nave Gregoretti venne impedito per giorni lo sbarco perché il Viminale era in attesa che la Commissione europea coordinasse la loro distribuzione tra gli Stati membri. E’ la tesi centrale delle memoria difensiva per il giudice per l’udienza preliminare che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha depositati ieri in vista del processo contro di lui che si aprirà il prossimo 3 ottobre a Catania.

I fatti contestati al leader della Lega riguardano il periodo tra il 27 e il 31 luglio 2019 dopo che la nave della Guardia costiera italiana aveva tratto in salvo i 135 migranti in due differenti operazioni. Per l’ex ministro, inoltre, a bordo non si sarebbe registrata nessuna emergenza sanitaria, fatto che avrebbe previsto un’eventuale evacuazione. Nel frattempo era già sbarcata a terra anche una donna incinta con la sua famiglia (marito e due figli minori), mentre la Gregoretti si trovava in acque italiane. Sin dalla notte del 28 luglio la nave resta ormeggiata (con assistenza e costante flusso di viveri e farmaci), e il giorno dopo sbarcano i minori così come richiesto anche dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Catania.

Nella sua memoria difensiva Salvini – che deve rispondere di sequestro di persona aggravato – allega la corrispondenza intercorsa tra la presidenza del consiglio, il ministero degli Esteri, la Commissione europea e vari Paesi Ue per il ricollocamento, a dimostrazione che l’accordo era indispensabile per consentire lo sbarco.

A supporto di questa tesi l’ex ministro cita «per la loro nitidezza» le dichiarazioni del presidente del consiglio Giuseppe Conte, che in data 28 dicembre 2019, in occasione della conferenza stampa di fine anno, affermò: «Per quanto riguarda le ricollocazioni abbiamo sempre a livello di presidenza, anche con l’ausilio del ministero degli Esteri, lavorato noi per ricollocare e quindi consentire poi lo sbarco».

Salvini respinge quindi che possa configurarsi il sequestro di persona anche perché, spiega, «non si è verificata alcuna illecita privazione della libertà personale, in attesa dell’organizzazione del loro trasferimento presso la destinazione finale».
Al giudice per le indagini preliminari, il leader della lega ricorda «anche le intercettazioni di Luca Palamara con un altro magistrato come Paolo Auriemma. L’ex componente togato del Csm dice, riferendosi all’ex ministro dell’interno, “ora bisogna attaccarlo”».