Di fronte allo stallo sul Quirinale, col centrodestra asserragliato tatticamente dietro il gonfalone di Arcore e il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle in attesa di una strategia che consenta loro di evitare di giocare di rimessa, Enrico Letta prova a fare un passo avanti. E dice a Repubblica che la precondizione per far partire il dialogo è che si faccia da parte la candidatura di Silvio Berlusconi. L’altra condizione posta dal segretario del Partito democratico sposterebbe il pendolino decisamente verso Mario Draghi: Letta esclude categoricamente che la maggioranza che governa il paese poi possa dividersi sul presidente della Repubblica.

EPPURE, DA DESTRA non sembrano disposti ad ammainare il vessillo del Cavaliere. Giorgio Mulè polemizza con Letta: «Chiede un presidente eletto a larghissima maggioranza ma la storia recente si incarica di smentirlo – sostiene il parlamentare di Forza Italia – Sergio Mattarella è stato eletto con il 65% che non è esattamente una cifra plebiscitaria». Il ragionamento di Letta comprende anche questa ipotesi: ma è proprio per questo che sostiene che sarebbe un’anomalia che un presidente venisse eletto con meno voti del premier in carica. Il che però dà anche la misura dell’ingorgo istituzionale e di come la questione del Quirinale sia ormai intrecciata alle sorti del governo, a questo punto che si scelga di eleggere Draghi o no. Mulè dice a questo proposito: «Faccio mie le parole di Draghi: ci vuole buon senso. E, aggiungo, si faccia sparire anche la minaccia di una ‘pistola’ politica e di un eventuale crisi di governo».

IL MODELLO DRAGHI al Quirinale, in verità, potrebbe prevedere esattamente che di fronte a una larghissima maggioranza che lo porti sul Colle ci sia una sorta di separazione consensuale in chiave di governo. E che dunque la Lega di Matteo Salvini torni all’opposizione per l’ultima parte della legislatura e che il successore nominato da Draghi per Palazzo Chigi sia sostenuto da una sorta di «maggioranza Ursula» con Forza Italia, Pd e Movimento 5 Stelle, considerata più coesa dall’attuale premier. In questa chiave potrebbero leggersi le parole del sindaco di Venezia e co-fondatore (con l’ex forzista Giovanni Toti) di Coraggio Italia, il primo a incrinare il fronte del centrodestra: «Io credo che per gli italiani sia utile che Draghi vada al Colle – sostiene Brugnaro – È una pedina fondamentale per la nostra stabilità economica e finanziaria e la nostra credibilità».

QUANTO AL M5S, Giuseppe Conte ieri ha formulato via Facebook il suo discorso di fine anno per motivare la base e cercare ancora una volta di tenere unite le truppe. Che sono spaesate dopo che si era affacciata la possibilità di un presidente votato su proposta del centrodestra (a patto che non si tratti di Berlusconi). Tuttavia, questa opzione viene ribadita dalla capogruppo al Senato Mariolina Castellone, che rispolvera all’occorrenza l’identità del M5S «né di destra né di sinistra» delle origini per esprimere la potenziale disinvoltura tattica dei grillini di fronte alla votazione del presidente. «Abbiamo sempre detto che la nostra è una identità trasversale – dice Castellone – Possiamo dire, con tutta coerenza, che le persone, come le idee, quando sono di valore riescono ad unire e si collocano al di sopra di destra e sinistra. Abbiamo accettato, non senza sofferenza e senza sacrifici, di far parte di un governo di ‘unità nazionale’, anche il prossimo presidente della Repubblica deve essere di ‘unità nazionale’».

APPARE SEMPRE più inevitabile, infine, che gli equilibri saranno dettati anche dall’evolversi dei dati sulla pandemia. L’evoluzione dei contagi preoccupano anche dal punto di vista tecnico, visto che si discute ancora di quanto la diffusione del virus possa influenzare la composizione dell’assemblea dei grandi elettori. A questo proposito, allarmano le assenze in aula alla Camera al momento del voto sulla manovra. «C’erano 400 deputati su 630 presenti per il voto sulla legge di bilancio, anche a causa della variante Omicron -fa notare il costituzionalista e deputato Pd Stefano Ceccanti, che da giorni invita a trovare una soluzione – Dunque, come eleggere il presidente in modo regolare e razionale?».