Il 14 luglio scorso a Mosca, sono stati arrestati quattro medici accusati di organizzare tratte di minori e di omicidio colposo. I quattro sono dei dottori, tutti specialisti ostetrici, ginecologi e embriologici ed erano impiegati presso la clinica Ngs, specializzata nel far nascere bambini per mezzo di maternità surrogata e più volgarmente definita maternità con «utero in affitto».

IL CASO ERA ESPLOSO quando a gennaio, nel corso di un controllo della polizia, cinque bambini, uno dei quali morto, erano stati trovati in un appartamento nella periferia della capitale di Odintsovo.

L’inchiesta avrebbe confermato che tutti e cinque i bambini erano stati dati alla luce da madri surrogate per essere poi portati all’estero. Il portale Baza ha anche sostenuto che il bambino morto era destinato a un acquirente finlandese.

Secondo la Komsomolskaya Pravda non solo il bambino deceduto era stato ferito durante il parto, ma in generale le condizioni in cui venivano tenuti i neonati erano sotto gli standard di tutela. Tale clinica avrebbe violato le leggi nel campo delle tecnologie di riproduzione assistita sin dal 2014.

Il caso ha riaperto un’ampia discussione in Russia. Nella Federazione la maternità surrogata è stata legalizzata dal 2011, ivi compresa l’attività commerciale di vendita all’estero. Potrebbe sembrare paradossale tanta «larghezza di vedute» in un paese dove appena qualche settimana fa è stato aggiunto in Costituzione il richiamo a Dio e alla indissolubilità della «famiglia tradizionale», ma non è così.

«Non si tratta di una contraddizione – afferma il sociologo Victor Kozlisky – ma di una conferma dei caratteri del capitalismo russo che sintetizza modelli culturali conservatori con il tentativo di essere aggressivo e ultra-deregolato sul mercato internazionale», afferma il sociologo Victor Kozlisky.

Moskovsky Komsomolets ha fatto rilevare che il direttore della clinica, Vladislav Melnikov, non sarebbe uno sprovveduto: dirige anche il Centro europeo per la maternità surrogata e sarebbe stato il cofondatore di Rosjurconsulting, il primo studio legale in Russia specializzato in diritto riproduttivo.

Tuttavia la brama di profitti – ma questo lo verificheranno i giudici – potrebbe aver spinto la clinica a risparmiare sulla sicurezza e l’igiene. L’avvocato Vadim Kudryavtsev ritiene che il problema siano «i molti intermediari. I centri medici non reclutano direttamente le madri surrogate e allora, da ogni punto di vista, si entra in situazioni dove c’è molta approssimazione e dove la stessa madre biologica spesso non rientra nel contratto stipulato tra clienti e cliniche».

Aprendo Chrome in cirillico si possono trovare molte cliniche che propongono bambini, spesso low-cost, ma i termini e le condizioni dei contratti sono spesso vaghi. Oppure, la transazione avviene in modo del tutto informale dato che sono tantissime le donne nel paese a vivere in condizioni economiche difficili.

COME VICTORIA che dopo aver perso il lavoro e con due figli a carico ha trovato i clienti-genitori semplicemente su un social. «Una volta alla settimana i futuri genitori venivano e guardavano cosa c’era nel mio frigorifero. Ad ogni visita, portavano regali per me e i miei figli. All’inizio avevo paura di non essere pagata, ma alla fine della gravidanza i futuri genitori e io diventammo quasi amici e tutto andò bene. Ho partorito in una buona clinica. Il bambino è sano e bello e io sono uscita dalla povertà», ha ammesso Victoria su Gazeta.ru.

Non sarebbero rari neppure i casi di vendita del neonato come alternativa all’aborto con i bambini esportati in bagagliai di automobili.

IL MERCATO RUSSO delle maternità surrogata si posiziona nella fascia bassa del mercato mondiale. Gli stranieri che intendono avere un figlio «made in Russia» spendono in media tra i 30 e i 40mila euro, pratiche legali comprese.

Si tratta di prezzi in linea con quelli del restante mondo ex sovietico come la Georgia e l’Ucraina (in quest’ultima esiste da decenni anche un vasto mercato dell’adozione «facile») e più bassi, secondo l’organizzazione internazionale no profit Families Through Surrogacy dei 50mila euro del Messico. Per non parlare degli Stati uniti e del Canada dove si spende anche 5-6 volte tanto per avere un bimbo da madre surrogata.

In Ucraina la comparsa del coronavirus ha creato nuovi inediti problemi. Settanta bambini da “consegnare” all’estero sono rimasti bloccati nelle cliniche senza la possibilità di raggiungere i propri genitori e, in alcuni casi, i genitori stessi avrebbero voluto disdire l’acquisto temendo possibili infezioni.

Nonostante casi di maternità surrogata fossero già apparsi in Russia negli anni ’90, molte questioni relative a questa procedura non sono ancora stati risolti a livello giuridico.

Come nel caso limite del 2010 del bebè Yegorka Klimov. Al momento del concepimento padre era già deceduto da tre mesi ma il suo sperma venne comunque introdotto nell’utero di una madre surrogata. Tuttavia alla nascita fu la madre del deceduto, Natalya Yurievna Klimova, a chiedere di diventarne la genitrice.

UNO STRAORDINARIO CASO di mamma-nonna che solo dopo una lunga battaglia legale divenne diritto acquisito della donna. Anche perché per consuetudine i bambini in Russia venivano venduti fino ad allora solo a coppie (eterosessuali ben s’intende).