Un sondaggio deprimente su una Francia depressa. I risultati della seconda edizione dell’inchiesta di opinione dell’istituto Ipsos 2014(per Le Monde, France Inter, Fondation Jean-Jaures e il Cevipof) dedicata alle “fratture francesi” sono allarmanti: dopo quasi due anni dall’arrivo dei socialisti al potere, i francesi si chiudono sempre più nelle paure (dell’Altro, dal vicino allo straniero, dell’Europa, della mondializzazione ecc.), hanno uno sguardo estremamente deluso sullo stato della democrazia e nelle risposte segnalano una forte domanda di “autorità” e un deciso spostamento a destra, con solo più il 51% a considerare che il Fronte nazionale sia “un partito pericoloso per la democrazia”, mentre per il 47% è “un partito utile”, che per un terzo “incarna un’alternativa politica credibile a livello nazionale”, perché “propone soluzioni realiste” ed è “vicino alle preoccupazioni” della gente. Rispetto a un analogo sondaggio realizzato nel 2013, le risposte del campione di 1005 persone rappresentativo della popolazione francese rivelano che la “frattura” tra élite e popolo è sempre più grande. La cosiddetta “Francia degli invisibili” si allontana sempre più dalle classi dirigenti. Una domanda discutibile sulla pena di morte (abolita in Francia nell’81) è stata introdotta nel sondaggio di quest’anno: il 45% si dice favorevole al suo ripristino, ma scomponendo le risposte si vede che sono a favore il 64% degli operai.

A pochi mesi dalle elezioni europee, l’Europa è un altro buon indicatore della distanza crescente tra élite e popolo. Per l’85% dei francesi, la Francia è in declino e per il 61% la mondializzazione è una minaccia. Solo il 31% ha fiducia nell’Europa e il 70% vorrebbe che i poteri di Bruxelles venissero limitati. Ma tra i quadri dirigenti, il 55% ha ancora fiducia nell’Europa, mentre è solo il 21% degli operai ad essere su questa posizione. I quadri dirigenti pensano al 67% che l’appartenenza all’Europa sia una cosa positiva, percentuale che scende sotto il 30% tra i simpatizzanti del Fronte nazionale, partito che cerca di sedurre la classe operaia. Una delle principali proposte del Fronte nazionale – l’uscita dall’euro – è condivisa dal 55% degli operai, mentre la respinge il 94% dei quadri dirigenti (la media francese è di un terzo a favore dell’uscita dalla moneta unica, in crescita del 5% rispetto all’anno scorso).

La paura del mondo attuale e di cio’ che minaccia l’avvenire porta alla chiusura e al ripiego su un passato illusorio. I “valori del passato” sono fonte di ispirazione per il 78% di coloro che hanno risposto al sondaggio, per il 74% era “meglio prima”. E non sono i più anziani a rispondere in questo modo, ma soprattutto i giovani di meno di 35 anni. Da questo sguardo negativo sull’attualità deriva la sensazione di “non essere più a casa propria in Francia” (62%), perché ci sono “troppi stranieri” (66%, percentuale pero’ in calo di 4 punati rispetto al 2013), che per il 59% “non fanno sforzi per integrarsi”. Sempre negativa, ma migliora un po’ l’immagine dell’islam, che nel 2014 è giudicata dal 37% “compatibile con i valori della società francese” (nel 2013 erano solo il 26% a pensarlo).

Uno dei dati più inquietanti del sondaggio è la sfida rispetto al mondo politico: solo l’8% continua ad avere fiducia nei partiti politici e il 23% nei media. Per il 78% il “sistema democratico funziona piuttosto male in Francia”, il 65% pensa che “la maggior parte delle donne e degli uomini politici sono corrotti” e l’84% che “agiscono principalmente per i loro interessi personali”. Le tasse troppo elevate sono diventate in un anno la seconda preoccupazione dei francesi, subito dietro la disoccupazione, che inquieta il 58%. Un dato che contrasta con un sondaggio della Fondazione Bertelsman, dove viene rivelato che 9 tedeschi su 10 sono soddisfatti del loro lavoro e che segnala la progressiva distanza che si sta imponendo nell’asse franco-tedesco, invocato costantemente dai politici (almeno in Francia).