«Mi hanno detto di andare a lavorare alla Fiera di Milano». Dice un medico mentre cammina velocemente per raggiungere il suo reparto, «ma senza ordine di servizio non mi muovo». Chiede di rimanere anonimo. L’ordine dato al personale (a parte per i delegati sindacali), con tanto di circolare, è di non parlare con i giornalisti. Solo la dirigenza può autorizzare interviste. Il clima è tanto teso che molti dipendenti scelgono di non comunicare con le rappresentanze.

La comunicazione che chiede al personale specializzato di spostarsi nelle due strutture Covid di Bergamo e Milano non è mai arrivata alle Rsu. Un medico di rianimazione racconta, anche lui facendosi garantire l’anonimato: «Mi hanno detto di andare a Bergamo. Mi hanno detto che devo dormire in Fiera per motivi di sicurezza. Ci spostano e ci sostituirebbero colleghi della provincia», sguarnendo così gli altri ospedali.

La protesta dei medici pare stia imponendo alla regione Lombardia di rivedere la politica degli spostamenti. Ma non quella delle assunzioni.
L’Ospedale Civile di Brescia è uno dei 18 hub Covid selezionati in Lombardia. Al suo interno ci sono due rianimazioni per adulti. Per diversi mesi la “rianimazione Covid” non ha avuto particolari problemi fino ad un mesetto fa, quando ha dovuto accogliere malati provenienti da altre città. Ora sono occupati tutti i 14 letti a disposizione.

Altri otto posti si stanno allestendo nella vecchia sede del blocco operatorio della neurochirurgia. Per il personale medico è prevista, entro il 20 novembre, l’assunzione di otto specialisti che si sono da poco specializzati. Ma questi otto stanno già lavorando con contratto co.co.co. Non ci saranno quindi forze in più. Per il personale non medico la situazione è ancora più complessa: durante la fase uno parte del personale aggiuntivo proveniva dai blocchi operatori, approfittando della riduzione delle attività routinarie. Per poterlo utilizzare oggi si dovrebbe ridurre l’attività chirurgica “non urgente”.

Nuovamente, come successo a marzo, la regione sta pensando di impiegare volontari di diverse associazioni, o al limite fare poche assunzioni precarie. E come per gli “spostamenti” anche per le disposizioni per il personale non medico non si possono leggere le circolari regionali, e le stesse non vengono fornite nemmeno alle rappresentanze sindacali. Questa è la sanità lombarda.