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La denuncia: «Cie inutili e disumani»

Immigrazione Per un anno hanno ispezionato tutti i Centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati che esistono in Italia e alla fine sono giunti alla conclusione che queste strutture, oltre […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 14 maggio 2013

Per un anno hanno ispezionato tutti i Centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati che esistono in Italia e alla fine sono giunti alla conclusione che queste strutture, oltre a essere del tutto inadeguate e inutili per lo scopo per cui erano state pensate, sono umiliati per gli uomini e le donne che hanno la sventura di finirci imprigionati e, per di più, eccessivamente costose. Da qui la conclusione, che non potrebbe essere più categorica: i Cie vanno chiusi, perché «inadeguati dal punto di vista strutturale e funzionale», incapaci di «tutelare al dignità e i diritti fondamentali dei migranti trattenuti, la cui la salute e l’accesso alla cure», inefficaci nel contrasto dell’immigrazione irregolare. In pratica: il fallimento totale di una buona parte della politica sull’immigrazione voluta per quasi venti anni dal governi di centrodestra (ma l’idea di dar vita ai Cie, molti anni fa, è stata del centrosinistra), basata quasi esclusivamente sulla repressione.

La bocciatura è contenuta nel rapporto «Arcipelago Cie» presentato ieri a Roma dalla onlus Medici per i diritti umani, per la quale le strutture dove attualmente sono reclusi gli immigrati irregolari sono «congenitamente incapaci» di garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona. Dal febbraio del 2012 a febbraio di quest’anno l’organizzazione ha visitato i Cie di Caltanissetta, Crotone, Gorizia, Lamezia Terme, Milano. Modena, Roma, Torino e Trapani Mila), vale a dire tutti quelli aperti a funzionanti nel periodo preso in esame dall’inchiesta. «Ci occupiamo dei Cie dal 2004 – ha spiegato il coordinatore dell’indagine, Alberto Barbieri – e queste strutture appaiono come buco nero per i diritti umani e l’accesso alla salute».

Un giudizio confermato dai risultati raggiunti, anche se l’organizzazione non è potuta entrare sempre nelle aree trattenimento, quelle cioè dove vivono i migranti. Sbarre alle finestre, recinzioni, forze di polizia ed esercito di guardia alla struttura e impossibilità non solo per gli immigrati di uscire, ma per chiunque, personale sanitario compreso, di entrare. Anche se ufficialmente non si tratta di carceri, i Cie ci assomigliano parecchio. nel 2012 vi sono stati rinchiusi 7.944 immigrati, di cui 932 donne. tra queste non mancano le vittime della tratta, ma anche disabili e senza fissa dimora.

Situazione particolarmente delicate, che dovrebbero ricevere assistenza di ben altro tipo e che invece si trovano a dover passare fino a un anno e mezzo rinchiusi per l’unico fatto di non possedere il permesso di soggiorno. Fu proprio la lega, ministero degli Interni Roberto Maroni, a imporre il prolungamento del periodo di detenzione più lungo, passando da 6 a 18 mesi. Una misura che doveva servire a permettere l’identificazione della persone fermate senza documenti per poi rimpatriarle, ma che si è rivelata l’ennesimo fallimento: delle quasi 8.000 persone trattenute nei Cie nel 2012, spiega infatti l’organizzazione, solo 4015 sono state rimpatriate, pari al 50,4%.

Medici per i diritti umani ha registrato inoltre un altro dato preoccupante, come un uso eccessivo di psicofarmaci. «Vi ricorre il 40-50% dei migranti, senza un’adeguata assistenza specialistica», denuncia l’organizzazione. Infine i costi, decisamente alti. Per la gestione, la sorveglianza, il mantenimento e la riparazione dei Cie (18,6 milioni di euro nel 2011 solo per la gestione) la cifra spesa è esagerata rispetto ai «modesti risultati» ottenuti.

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