Con un messaggio a pagamento sull’Unità del 31 marzo scorso – ma la cifra chiesta è stata davvero concorrenziale, specificano gli autori – si è voluto ribadire che il segretario generale della Fiom Cgil nazionale, con le sue ripetute apparizioni televisive e con le interviste rilasciate ai giornalisti, continuerebbe ad affermare – in modo assolutamente falso – una mancanza di democrazia in Cgil.

Nel documento viene minuziosamente ricostruito l’iter congressuale della Cgil, tutt’ora in corso, forte di decine di migliaia di assemblee nei luoghi di lavoro e tra i pensionati, in cui si discutono gli importanti accordi interconfederali su democrazia e rappresentanza.

Peccato che gli estensori del pezzo omettano due aspetti che sicuramente sono apparsi di dettaglio, anzi, non degni di nota per chi muove a Landini la crititca di essere ingiustamente critico nei confronti della confederazione: nei congressi non solo non esiste un adeguato rapporto tra i voti agli emendamenti e i delegati che li rappresentano, ma soprattutto ci si scorda che se gli accordi interconfederali sono messi al voto è proprio grazie all’azione di chi oggi viene pesantemente criticato, e non di chi invece muove quelle accuse, che ha accettato solo in un secondo tempo la verifica da parte almeno degli iscritti. La democrazia sindacale non ha facce che cambiano a seconda di chi chiede che venga applicata, non assume aspetti diversi se la guardi da una categoria – che peraltro ne ha fatto un elemento decisivo della pratica sindacale – piuttosto che dalla confederazione (della quale anche Maurizio Landini è dirigente). La coerenza non può diventare un valore solo quando la si pretende dagli altri.

Usare, a titolo gratuito, gli strumenti di comunicazione per denunciare la tragedia in cui versa oggi il lavoro nel nostro paese ed esprimere, in relazione a questo, opinioni diverse rispetto a quelle che paiono muovere l’azione della segretaria generale della Cgil, assumendosene pubblicamente la responsabilità – questa pare la colpa di Landini – vuol dire indebolire la democrazia sindacale? E quindi pagare una inserzione per attaccare il segretario della Fiom vuol dire essere fieri e convinti democratici?

Se si vuole criticare Landini si possono utilizzare occasioni e strumenti gratuiti, anche in considerazione della delicata situazione economica che molte Camere del Lavoro stanno attraversando… La scelta di pagare uno spazio per contestare un dirigente sindacale è, se ci si riflette, l’aspetto più imbarazzante e triste di questa vicenda, per il rispetto che sentiamo di dovere tutti alla Cgil di Di Vittorio e di Trentin; ed è la dimostrazione che oggi, al nostro interno, la voce di chi dissente non è più garantita, mentre in passato la stessa autorevolezza del nostro sindacato ha sempre assicurato la circolazione delle idee e delle proposte, pure quando non immediatamente allineate alle decisioni della segreteria nazionale. E’ di questo che dobbiamo discutere, perché mai come oggi ai lavoratori e alle lavoratrici, a chi cerca di diventarlo e a chi rischia di non esserlo più, senza tutele e con sempre minori diritti, serve una Cgil forte, autorevole e sinceramente democratica.

 

*Segretaria generale Fiom Roma Lazio – **Segretario generale Fiom Lombardia