Che nel Pdl lacerato venisse tentata un’ultima mediazione in extremis era nell’ordine delle cose. Che a provarci fosse Fedele Confalonieri era prevedibile. La sorpresa è che l’offensiva unitaria sembra poter raggiungere, se non una vera pace, almeno l’ennesima tregua.

I segnali si sono moltiplicati ieri nell’arco della giornata. Prima il rinvio della riunione delle colombe fissata per la sera, che avrebbe dovuto decidere sulla proposta di disertare la riunione del Consiglio nazionale, sostenuta da Cicchitto. Poi una retromarcia di Alfano che smentiva ogni timore di colpi bassi da parte di Berlusconi: figurarsi, un uomo come lui! Infine una dichiarazione di Mariarosaria Rossi, secondo l’opinione comune dettata dal capo, nella quale «la badante» si dice certa che il badato «ancora una volta saprà convertire le differenze in nuova e ritrovata unità».

I termini dell’accordo: sabato, al Consiglio nazionale, il relatore e oratore unico dovrebbe proporre il passaggio a Forza Italia con tanto di azzeramento delle cariche, il bottino grosso a cui facevano la posta da un pezzo i falchi. In compenso il presidente e fondatore depennerebbe dalla prolusione ogni accenno alla sorte del governo nonché alla sua stessa decadenza. Di fatto il momento della verità sarebbe rinviato a dopo l’esecuzione al Senato. Cioè a data da destinarsi.

Cosa abbia improvvisamente rabbonito il capo, infatti, è un classico segreto di Pulcinella. E’ stata l’assicurazione che quel maledetto voto sulla decadenza slitterà dal previsto 27 novembre a chissà quando: probabilmente al gennaio 2014. Non è una promessa sicura, ma nemmeno troppo incerta. La data del 27 novembre era stata fissata dalla conferenza dei capigruppo del Senato con una formula che subordinava il caso Silvio alla precedente approvazione della legge di stabilità. La quale sta procedendo a passo di lumaca. Con un po’ di cattiva volontà da parte di tutti, non sarà missione troppo ardua dribblare il fatidico 27 e a quel punto, col calendario di dicembre già fitto di impegni, l’ulteriore salto fino a dopo le feste sarebbe quasi un gioco.

Per Berlusconi lo slittamento è fondamentale dal punto di vista psicologico (non a caso si era deciso a forzare solo quando aveva visto fissata nero su bianco la data della sua defenestrazione) sia dal punto di vista concreto. E’ un fatto che l’uomo nella grazia ci speri ancora. Sa che per ottenerla deve comunque iniziare a scontare la pena, dunque l’affidamento ai servizi sociali (che tra l’altro da parlamentare sarebbero molto meno onerosi che da privato cittadino) e vuole arrivarci da senatore. C’è solo un problema: buona parte delle colombe, a partire da Cicchitto e Sacconi, ad accettare «questa presa in giro» non ci pensano per niente.