Restano le critiche fatte in questi anni da docenti ed esperti circa la logica che anima i test, cui si aggiungono i dubbi sull’opportunità di somministrarli al termine di un anno scolastico flagellato dalla pandemia e sottomesso a restrizioni e Dad. Ma dal rapporto Invalsi comunicato ieri dal Cnr emerge che soprattutto nelle scuole di secondarie di primo e secondo grado (le medie e le superiori), rispetto al 2019, i risultati di italiano e matematica sono più bassi.

L’esito rispecchierebbe le linee di frattura che caratterizzano le disuguaglianze. In entrambi i cicli e in tutte le materie i risultati peggiori si sono registrati tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Ecco allora che i divari territoriali si ampliano passando dalle regioni del centro-nord a quelle del sud. «Ci siamo negati la verità per tanto tempo – commenta il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi – Il nostro è un paese è diviso». Dunque, ha proseguito, serve una scuola «che dia a tutti le stesse opportunità». Bianchi rifiuta l’interpretazione secondo la quale i dati delle scuole primarie sarebbero migliori a causa della maggiore presenza dei genitori accanto agli alunni: «Sulla primaria abbiamo agito di più con una riforma profonda in questi ultimi venti anni», è la valutazione del ministro. Tutto l’arco politico ne approfitta per chiedere al governo di evitare la Dad a tutti i costi. «Uno studente su due non ha raggiunto la preparazione minima in italiano e matematica – è l’allarme di Chiara Gribaudo, responsabile giovani del Pd – Si tratta di mancanze che devono essere adeguatamente recuperate con programmi specifici».