Dopo tre giorni in salita, ha fatto segnare un calo la curva epidemica in Italia. Ieri 188 nuovi casi contro i 276 di venerdì. A guida la classifica è ancora la Lombardia con un più 67 contro i 135 del giorno precedente, ma con 4mila tamponi in meno. Secondo gradino per l’Emilia Romagna con 47 nuovi positivi, seguita da Lazio con 19 e Veneto con 10. Tutte le altre regioni registrano meno di 10 casi. Il numero totale di italiani colpiti da Covid-19 è salito quindi a 242.827. In calo anche il numero dei decessi: 7 ieri (12 venerdì) per un totale di 34.945. Si sono registrate vittime in Lombardia (4), una ciascuno in Piemonte, Toscana e Liguria.

LA LOMBARDIA fatica a liberarsi dal virus: ieri 173 persone ricoverate, 17 in meno rispetto a venerdì. Tuttavia sono saliti leggermente i casi nel milanese: ieri si sono registrati 26 positivi, di cui 15 nel capoluogo. Nelle altre province, la più colpita è stata Brescia con 16 positivi. «Ci risiamo. Abbiamo ricominciato a ricoverare pazienti Covid con gravi insufficienze respiratorie. Per ora la cosa è limitata, ma il Coronavirus fa quello che deve: infetta nuovi ospiti per sopravvivere»: è il post su Facebook di un infermiere di Cremona, Luca Alini, che ha raccolto oltre 1.500 commenti. «Il virus esiste e sta mietendo ancora vittime – prosegue Alini -. Non siamo più Covid free, ma poco importa. Non mi sento tranquillo».

L’AZIENDA SOCIO SANITARIA TERRITORIALE DI CREMONA ieri ha precisato: «I nuovi ingressi non sono i casi gravi di marzo. La terapia intensiva resta Covid free. Da venerdì scorso abbiamo avuto dei ricoveri, in tutto 10, solo uno è in ventilazione non invasiva col casco». Particolare attenzione per i due focolai emersi nella zona: già a fine giugno ci sono stati nuovi casi in un salumificio e nel macello di Viadana; quindi a luglio nell’azienda Parmovo, a Sanguigna di Colorno. «Ci preparavamo a festeggiare l’uscita dall’ospedale degli ultimi due pazienti Covid – ha spiegato il direttore sanitario, Rosario Canino -. Questo traguardo è slittato. I pazienti che abbiamo hanno un quadro di polmonite ma solo uno di insufficienza respiratoria».

L’UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE ha diffuso ieri i risultati della ricerca sulla mortalità da Covid-19, pubblicati sulla rivista Acta Biomedica: i numeri della Lombardia nella fase più acuta dell’emergenza sarebbero in linea con la media europea dopo la standardizzazione per età. A pesare negativamente è infatti la percentuale di anziani, doppia rispetto alle altre regioni.

Gli autori hanno analizzato i tassi ufficiali di mortalità per Covid-19 in 9 ambiti metropolitani: Lombardia, Île-de-France, Greater London, Bruxelles-Capital, Comunidad autonoma di Madrid, Catalogna, la regione di Stoccolma, la regione di Copenhagen e lo Stato di New York. I tassi cumulativi standardizzati di mortalità più alti, a 70 giorni dall’inizio dell’epidemia, sono stati registrati nello Stato di New York (296,1 per 100mila), seguito da Bruxelles-Capital (177,8), Catalogna (174,0), Comunità autonoma di Madrid (166,6), Lombardia (141). Secondo gli autori, la diversa distribuzione per età delle popolazioni spiega le differenze: «Gli over 70 in Lombardia sono il 17% contro il 9,5% di Bruxelles-Capital, il 7,9% di Greater London».

LA MORTALITÀ LOMBARDA, che a 30 giorni era una delle più basse, è poi cresciuta più che in altre regioni nelle settimane dalla quarta alla settima, con una discesa più lenta rispetto agli altri ambiti metropolitani. Un dato, avvertono gli autori, che deve essere analizzato alla luce dei diversi approcci di gestione della fase 1, prevalentemente ospedaliera e con misure di contenimento, rispetto alla fase 2, durante la quale si richiede un’azione efficiente a livello territoriale. Inoltre, i focolai delle Rsa possano avere avuto un ruolo rilevante.