Una moltitudine di palazzoni, tutte le sfumature possibili di quel grigio spento che oramai simboleggia le periferie metropolitane. Nell’immaginario collettivo Tor Bella Monaca è il quartiere difficile, criminoso, a proposito del quale il noto neuropsichiatra Giovanni Bollea scrisse: «Bisognerebbe arrestare chi lo ha progettato». Qui è diventata famosa la sgangherata scritta sul muro di un palazzo che sarcasticamente chiedeva ai passanti: «Te piace ‘sto tono de grigio?».

Tor Bella Monaca è il «fortino dello spaccio», «la nuova Scampia». Perché sono questi i titoli che attirano un sistema mediatico sempre più obbediente a quella legge delle tre «S», sesso, sangue e soldi, per cui questi tre argomenti tirano e fanno vendere. Eppure, quest’approccio sensazionalista non aiuta a comprendere la complessità di un quartiere così emblematico dal punto di vista sociologico e urbanistico.

Qui è appena nato, o meglio rinato, un «polo di sviluppo educativo e culturale» all’avanguardia per il suo modello partecipativo. Pochi giorni fa, giovedì 1 marzo, il vicesindaco Luca Bergamo ha scoperto la targa dell’Ex Fienile, uno stabile di tre piani in cui nascerà il nuovo progetto, frutto della cooperazione tra l’Università di Tor Vergata, l’Associazione 21 luglio (attiva nella lotta contro le discriminazioni) ed alcune realtà sociali. Tra queste c’è il «CHEntro sociale di Tor Bella Monaca». Nel documentario CSOA massimo rispetto – girato da Paolo Virzì nel lontano 1994 per far conoscere gli spazi autogestiti della Capitale – il «CHEntro» viene descritto da un giovane con la chioma nera come un laboratorio politico, in un quartiere abbandonato dalle istituzioni ma inesplorato anche dalle realtà sociali.

Più di venti anni dopo, Mario Cecchetti, quel giovane intervistato da Virzì, è diventato una sorta d’istituzione nel quartiere. Ci spiega come nasce il progetto dell’Ex Fienile nella complessità sociale di Tor Bella Monaca.

Perché Tor Bella Monaca è un quartiere così emblematico del degrado nelle periferie?
Tor Bella Monaca rappresenta quello che possiamo definire per eccellenza il quartiere periferico «metropolitano» del XXI secolo. È il quartiere più giovane, il più povero, con la più alta percentuale di abbandono della scuola dell’obbligo, la più alta percentuale di minori sotto tutela del tribunale e la più alta percentuale di diversamente abili. C’è poi la questione della presenza migrante. La percentuale di abitanti stranieri nel territorio è tra le più alte di Roma, con una forte eterogeneità culturale: neocomunitari, famiglie latine, asiatici, migranti dal Nord Africa e dall’Africa centrale.

Un tessuto sociale fortemente lacerato dall’emarginazione e dalle nuove forme di povertà, in cui il vostro «CHEntro» si muove da più di venti anni.
Siamo attivi dal 1993. Oggi, lavoriamo con la scuola primaria e secondaria; abbiamo sfruttato la convenzione alternanza scuola-lavoro per stipulare un accordo con il Liceo Scientifico del quartiere, l’Istituto Edoardo Amaldi. Con gli studenti disegniamo diversi progetti culturali, laboratori artistici, abbiamo aperto anche una Scuola popolare come sostegno scolastico. Inoltre, organizziamo diverse iniziative musicali per valorizzare gli artisti del territorio. Attraverso la cultura, infatti, proponiamo la costruzione di una comunità solidale fondata sulla partecipazione, con al centro la persona e i suoi diritti.

Come si è arrivati ad aprire un polo di sviluppo educativo a Tor Bella Monaca?
Quella dell’Ex Fienile è una battaglia che nasce più di venti anni fa, quando a Tor Bella Monaca, con i fondi europei, parte il progetto di riqualificazione «Urban». Terminata la concessione, lo stabile venne occupato e poi risgomberato per lasciarlo all’abbandono. Oggi la struttura è finalmente ritornata al quartiere. Dopo l’ennesima battaglia, si è sviluppato un progetto culturale e formativo che ha nella sua dinamica di inclusione e cittadinanza attiva l’elemento propulsivo. Il progetto sarà gestito da una ATS (Associazione Temporanea di Scopo), assegnataria del bando del Comune, in cui la comunità territoriale nata attorno ai progetti del nostro centro svolge un ruolo importantissimo. Chiunque può usufruire degli spazi dell’Ex Fienile e allo stesso tempo, grazie ai nostri canali di partecipazione attiva, diventarne un soggetto propositivo.

Com’è il panorama della politica istituzionale romana visto da una realtà territoriale dell’estrema periferia?
Dalla nostra periferia la situazione ci sembra tragicamente «normale», nel senso che continua lo stato di «solitudine» ed abbandono istituzionale in cui ci troviamo da decenni. Conosciamo i problemi strutturali di questa città, e per questo sapevamo che non sarebbero stati risolti con i proclami di una campagna elettorale. Non ci aspettavamo certo che la situazione cambiasse in otto mesi, ma ci auguriamo comunque che questa giunta mantenga la promessa di rimettere al centro della politica cittadina le periferie. Periferie di cui noi, cittadinanza attiva e organizzata, continuiamo ad essere un’importante ricchezza.