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La Cultura al tempo della quarantena

La Cultura al tempo della quarantenaThomas Suriya, Sei una stella (immagine del murales in Hollywood blvd.- California) Da shutterstock

#donne&lavoro/ 11 La famosa fase 2, quella più problematica per ogni categoria di lavoro: avviare una nuova fase, ma come?

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 6 maggio 2020

Un Primo Maggio 2020 surreale, virtuale. Non è facile cambiare faccia a un evento già consolidato: il 30mo Concertone senza piazza ma in tutta Italia, che ha visto gli artisti senza la storica Piazza San Giovanni a Roma, esibirsi da casa oppure da un museo, come nel caso di Zucchero. Mai come in questo periodo di sofferenza per l’indotto dello spettacolo, ci poniamo dubbi. Tra le quattro mura della quarantena, un pensiero: “la Cultura è donna? Il termine cultura, sostantivo femminile, deriva dal verbo latino colere, “coltivare”; nei tempi antichi era «la cura verso gli dei». Tra gli antichi Greci, la partecipazione delle donne alla diffusione della cultura avveniva per il tramite della musica.  In una crisi senza precedenti ci si domanda ancora  «vero lavoro» o «lavoro vero»?  Arte e Cultura stanno subendo un enorme danno e non stiamo considerando sufficientemente che saranno proprio loro un volano fondamentale per la ripresa del nostro Paese. I teatri di prosa, i live negli stadi, gli Enti Lirici, i vari Festival, le Accademie, le Scuole di Danza e di Musica sono in questo momento bloccati e di conseguenza, ferme tutte le figure professionali che ne sono parte integrante. Lo sforzo e l’impegno che ci attende sarà proprio di restare in piedi, resilienti, dentro questa continua instabilità che non conoscevamo.

Un indotto lavorativo in ginocchio: l’intero settore è agonizzante, senza prospettive immediate, un indotto che lavora dietro a ogni concerto, spettacolo teatrale e danza, programma televisivo, set cinematografico e produzione tv, evento. Sono centinaia i lavoratori che oggi chiamiamo “invisibili”. Cultura, Musica e Arte, mi piace sempre immaginarle figure femminili, simboliche, accoglienti, muse ispiratrici. Tante le iniziative a loro sostegno, in questi giorni.

Un Primo Maggio su Rai3 simbolico, solidale e senza piazza, né San Giovanni a Roma né alternativo a Taranto, in cui il timore di contagiare le famiglie che ogni lavoratore prova oggi è lo stesso che un operaio ex Ilva prova da sempre. Taranto, la cui piazza nel Parco Archeologico delle Mura Greche, da qualche anno era diventata la simbolica lotta tra il lavoro e la salute. Due piazze virtuali sui profili social dei comitati organizzatori. Giovedì 30 aprile è stata anche la giornata di un evento partecipato, boom di pubblico via streaming, 400 mila spettatori virtuali per la scena indipendente ed emergente: il Festival Day organizzato dal MEI-Meeting delle Etichette Indipendenti e dalla Rete dei Festival per chiedere sostegno al Governo, sviluppando iniziative e proponendo atti concreti. I Festival musicali mobilitati per sostenere la musica e tutto il comparto. Una intera giornata in diretta streaming su tutte le pagine social (moderni parchi virtuali che non potranno mai, però, sostituire l’affiatamento tra artista e pubblico), atto significativo per sostenere musica, imprese e lavoratori (oltre diecimila imprese con circa 60mila addetti al lavoro). Anche l’associazione Slow Music ha fatto sentire la propria voce, partorendo un documento per ipotizzare quale potrà essere il futuro del settore, lanciando iniziative affinché non sia totalmente abbandonato a sé stesso, proponendo solidarietà e sgravi fiscali veri. E le donne, in tutto questo? Il prezzo più alto, probabilmente, potrebbero pagarlo le donne penalizzate dai numeri e dalla presenza nei vari campi artistici; solo negli ultimi anni, anche a causa dello scandalo Weinstein e alla nascita del movimento #metoo si è cominciato a parlare di parità di genere nel mondo artistico, in ambiti dove le differenze sono forse meno evidenti ma ancora più radicate come proprio lo spettacolo. Il pensiero va poi a tutte le colleghe e i colleghi delle radio, in Italia. Un valore sociale e “terapeutico”, quello della radio, veicolo di informazione, intrattenimento, compagnia; in quarantena, restando a casa in smartworking e non potendo trasmettere in diretta, una sofferenza anche per me essere lontana dallo studio, a palinsesto ridotto per forza di cose. Ma forse proprio lo smartworking potrebbe offrire nuove prospettive di trasmissioni e un ritorno ai territori, fondamentali. A casa ho sperimentato anche la valenza del podcast, contenitore per fare informazione e approfondire. La radio è un mezzo che lancia notizie senza filtri, offre agli ascoltatori la possibilità di crearsi una propria opinione, senza influenzarne il giudizio. L’informazione radiofonica non potrà mai mancare né essere sospesa o peggio, cancellata. Le radio locali, maggiormente rispetto ai grandi network nazionali, hanno avuto in questo periodo un ruolo importante per l’informazione capillare sui territori, pensiamo a quelle regioni maggiormente colpite dal Coronavirus.

La famosa fase 2, quella più problematica per ogni categoria di lavoro: avviare una nuova fase per la Cultura, ma come? Sostegno dalle Istituzioni ma anche la necessità di fare rete, creare progettualità e sinergie, spiegamento di forze per arrivare alla formulazione di un programma per la ripartenza, in grado di dare respiro al sistema culturale; occorrerà mettere in campo azioni innovative, di investimento sulle capacità e competenze che animano i nostri territori, una vera rivoluzione “culturale”. Non si potrà tornare alla “normalità” precedente ma si può investire sul futuro. Le arti non sono un passatempo, sono essenziali per comprendere noi stessi e la vita. Servono iniziativa politica, strumenti, coraggio, per ridare fiato ai palcoscenici d’Italia. Governo e Regioni coesi: sostegni, tutele e fondi per affrontare la crisi. Le associazioni, le imprese e le cooperative potranno adeguare gli spazi e migliorarli, rispettando il distanziamento sociale, ripartire in sicurezza e usufruire di misure a sostegno delle attività e formazione. Auspichiamo velocità e semplificazione anche nell’accesso ai bandi regionali, preparazione, controlli, in modo che i finanziamenti siano rapidamente fruibili, in tutto il Paese.

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Alessandra Paparelli, è giornalista e speaker radiofonica di Radio Italia Anni 60, Radio Città Aperta, Radio Kaos Italy, collabora con il blog telegiornaliste.com

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