Per ora si tratta solo di segnali, avvertimenti lanciati dalle parti sociali preoccupate per l’impoverimento di vaste fasce della popolazione, ma al Viminale suonano come allarmi che, se da una parte non vanno esagerati, dall’altra nessuno se la sente neppure di sottovalutare. E così ieri, presente il presidente del consiglio Enrico Letta, la questione ordine pubblico è stata al centro della riunione che si è tenuta al ministero degli Interni del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, il primo da quando Angelino Alfano è ministro degli Interni per fare il punto sulle «situazioni di criticità sociale connesse all’attuale congiuntura economica». Presenti, oltre a Letta e Alfano, il viceministro agli Interni Filippo Bubbico e i vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti. «Assistiamo a fenomeni isolati che devono richiedere la massima attenzione di tutte le strutture. I segnali sono quelli di una grande crisi economica e sociale che si trascina da troppo tempo»; spiega Bubbico.

Sia chiaro: almeno per il momento non si registrano allarmi particolari, e tanto meno sul fronte dell’eversione. Ma le parole del presidente della Bce Mario Draghi, che lunedì ha ricordato come in alcuni Paesi d’Europa la disoccupazione «rischia di innescare forme di protesta estreme e distruttive», e l’allarme lanciato dal leader della Cisl Raffaele Bonanni sui rischi per «la tenuta sociale» del Paese se non si trovano i soldi necessari a rifinanziare la cassa integrazione in deroga, non possono certo essere ignorati. Tanto più che a sottolineare ancora una volta l’urgenza di trovare il 1,5 miliardi di euro necessari per rifinanziare la cassa in deroga, sventando così il rischio di lasciare per strada 700 mila lavoratori, è stato anche il presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua .

«Io spero non si apra un fronte di ordine pubblico, e non si aprirà se l’Europa darà risposte», aveva detto da Madrid Letta. Che ieri è tornato a sottolineare l’attenzione del governo verso i problemi di sicurezza legati alle difficoltà economiche e sociali del momento. peccato che, in attesa di capire dove si troveranno i soldi necessari a rilanciare l’economia, e mettere in salvo i dipendenti di cassa integrazione in deroga, la questione venga affrontata soprattutto dal punto di vista dell’ordine pubblico. Il che vuol di re un innalzamento dei livelli di sicurezza con Digos e servizi impegnati a monitorare sindacati e associazioni per capire quali siano le situazioni più a rischio o di principale disagio sociale. Per adesso la classica routine anche se intensificata. A preoccupare maggiormente il governo è infatti la possibilità che eventuali manifestazioni di protesta possano degenerare in atti di violenza maggiori di quelli già visti in analoghe situazioni del passato, con le conseguenti possibili strumentalizzazioni di parte di chi ha tutto l’interesse a soffiare sul fuoco.

«La crisi che qualche anno fa era solo finanziaria, oggi è diventata economica e sociale», spiega Bubbico. «Continuiamo a perdere posti di lavoro, cresce la sfiducia verso il futuro, falliscono le imprese. I segnali sono quelli di una grande crisi economica e sociale che si trascina da troppo tempo, una recessione che permane e un malessere sociale che non può essere ignorato né sottovalutato».

E sempre a proposito di sicurezza, ieri l’Associazione dei funzionari di polizia ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare pet gli Affari interni. «Le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato hanno mostrato i loro limiti», ha spiegato il segretario dell’Anfp Enzo Marco Letizia, per il quale come già accade per le questioni legate alla difesa, alla giustizia o all’agricoltura la nuova commissione dovrebbe «seguire l’elaborazione delle proposte di legge tecnico-normative che più da vicino toccano le forze di polizia, l’ordine e la sicurezza pubblica».