Che la criminalità organizzata non conoscesse crisi si sapeva. Che con la crisi economica avrebbe aumentato il suo volume d’affari era prevedibile. E infatti così è stato. La difficoltà di accesso al credito per le imprese e la perdita di numerosi posto di lavoro hanno prodotto come conseguenza anche un aumento dei fallimenti e, parallelamente, un aumento del ricorso al mercato illegale di prestiti che nel giro di poco tempo possono trasformarsi in trappole micidiali, con tassi di interesse che aumentano in maniera esponenziale. «La crisi incrementa la criminalità organizzata e in particolare il fenomeno dell’usura», conferma l’ex ministro della Giustizia Paola Severino, intervenuta ieri alla presentazione del secondo rapporto dell’Osservatorio Luiss sulla legalità dell’economia intitolato: «Il pil della mafie, il nuovo ordine criminale del Lazio e la guerra silenziosa del 416bis». Il rapporto indaga a fondo sulla presenza criminale nella regione mettendo fine a un luogo comune che circola da tempo: quello che vorrebbe la Capitale salva dall’ingerenza della criminalità organizzata. Luogo comune smentito ieri direttamente da Giuseppe Pignatone: «Va sfatata la leggenda secondo cui a Roma città non ci siano mafie strutturate», ha detto il capo della procura capitolina. «E’ un segnale allarmante, ma va detto che Roma non è in mano alla mafia ma ha diverse realtà di criminalità organizzate. Le indagini dell’ultimo anno hanno fatto emergere un dato significativo, e cioè la presenza di organizzazioni mafiose in particolare nella zona di Ostia». Sarebbe un errore pensare che, vista in una dimensione solo regionale, la presenza delle mafie nel Lazio sia marginale rispetto ad altre realtà. Basti pensare che usura, droga, prostituzione, contraffazione, armi, gioco d’azzardo, estorsioni, ma anche rifiuti e tabacco hanno fruttato ricavi che oscillano tra i 614 milioni di euro e il miliardo e 100 mila. Soldi, tanti, pronti per essere investiti. «A Roma ci sono grandi capitali sospetti, e da molti anni a questa parte abbiamo registrato molti investimenti sospetti o sicuramente illeciti», ha proseguito Pignatone. Una forte presenza criminale si registra nelle province meridionali del Lazio, quelle più vicine al confine con la Campania, dove operano mafie legate alla camorra ma anche alla ’ndrangheta calabrese. A Roma, invece, le indagini hanno portato all’identificazione di due tipi di mafia: una più tradizionale, affiliata a Cosa nostra, e una autoctona attiva soprattutto nella zona di Ostia, quartiere romano in cui vivono 200mila persone. «A Ostia – ha proseguito Pignatone – è stata messa in luce, al momento, una mafia di tipo militare. Un primo livello di controllo territoriale che si nutre di traffico di droga e armi, e che si mette in atto attraverso episodi incendiari intimidatori e tentati omicidi». Parallelamente all’attività criminale c’è però anche quella investigativa. Sono 279 i procedimenti aperti nel 2012 dalla Direzione distrettuale antimafia contro i 201 del 2011, con un incremento del 39%. Di questi, però, solo 17 ipotizzano il delitto di associazioni mafiose criminali di tipo mafioso, come previsto dall’articolo 416-bis. Al Lazio spetta anche il primato per i sequestri di droga, che ammontano a quasi 8 mila chili nel 2011, e per le segnalazioni della Banca d’Italia per quanto riguarda il riciclaggio. Latina, infine, sembra essere la provincia in cui la presenza mafiosa è più forte.