Lo scontro, diventato permanente, sulle vaccinazioni, è la punta di iceberg di una contestazione diffusa dell’autorità del sapere medico che ogni tanto esplode in battaglie legali. La contestazione c’è sempre stata, ma mai fino al punto di diventare un contenzioso politico. Questo contenzioso è un sintomo significativo della crisi contemporanea del consenso della democrazia e della scienza.

La validità scientifica delle vaccinazioni è inoppugnabile: evitano un numero impressionante di infezioni, ricoveri, morti. Ci si deve chiedere cosa ha trasformato, agli occhi di molti cittadini, una prescrizione di routine da parte della sanità pubblica in un azione impositiva che incontra massiccia opposizione. Esorcizzare l’opposizione, senza cercare di capirne le cause, serve solo a incentivarla.

Il sospetto che dietro l’aumento delle vaccinazioni prescritte ci sia la pressione delle lobbies farmaceutiche è motivato. Tale pressione, che non annulla la maggior efficacia preventiva di un maggior numero di vaccinazioni, è stabilmente presente nel campo della salute. Ha prodotto e continua a produrre innumerevoli dati falsi che non hanno nulla da invidiare alla falsa correlazione tra le vaccinazioni e l’autismo. Quest’ultima si muove, peraltro, nella stessa linea ideologica della medicina “ufficiale” che continua a rifiutare ogni correlazione tra fattori biologici e psicologici nella genesi dell’autismo e, visto che i dati reali smentiscono un’esclusiva determinazione genetica, cerca di identificare come cause ambientali (incidenti per almeno il 50%) le infezioni, l’inquinamento, la cattiva alimentazione (senza uno straccio di prova).

La medicina (come la scienza in generale) è attraversata da una crisi etica: sempre di più è dominata, nel silenzio delle coscienze, dalla combinazione della logica del profitto (incompatibile con la terapia medica che cura persone e non oggetti impersonali, mercificati) con l’inseguimento di un modello tecnologico/eugenetico che tende idealmente alla costruzione e manutenzione di corpi macchine astratti dall’esperienza viva.

La crisi etica è intimamente legata a una crisi epistemologica. Un neodeterminismo rende l’oggetto di conoscenza omogeneo allo strumento conoscitivo. La ferrea logica che sorregge questa omogeneità e riduce il sapere alla tecnica di funzionamento dello strumento che dovrebbe servirlo, riflette le capacità calcolatrici della mente. Ma il calcolo non ha, in sé, valore di conoscenza né, tantomeno, valore di verità. Chiuso in se stesso oscura il rapporto con la realtà, né fa una cosa sconosciuta.

La terza causa della crisi di consenso della medicina, più aspecifica ma non meno importante, è nella distruzione dei legami sociali di solidarietà operato dal principio operativo, meccanicista a cui essa si è progressivamente asservita. Non è possibile avere fiducia in nulla, se non nella falsità demagogica, quando non si ha fiducia nel prossimo e la precarietà la fa da padrone.

Gianfranco Tajana, istologo di valore e fine conoscitore delle questioni mediche, ha detto, a proposito dell’ostilità nei confronti delle vaccinazioni, che delle nostre paure immotivate finisce che ci innamoriamo. È vero: a queste paure ci affezioniamo perché ci proteggono dalla paura motivata e ben più temibile di vivere in un mondo spersonalizzante, insensato.

La medicina ha dato un contributo decisivo alla lotta contro l’oscurantismo. Ora deve combattere l’oscurantismo che l’ha infiltrata. L’entità aliena cresciuta nelle sue viscere che può ucciderla, nel momento in cui nascerà come mostro emancipato dal grembo di cui è stato ospite e a sé stante.