Una nuova espressione – economia non osservata – per misurare il lato oscuro del nostro paese, sempre più in espansione. Nella ricerca che Cgil e Associazione Bruno Trentin hanno commissionato a Tecnè e Cer si stimano numeri che farebbero accapponare la pelle: 290 miliardi di valore non dichiarato suddiviso in 185 miliardi di economia sommersa (i processi di produzione o transazioni economiche non sono contabilizzate), 80 di economia illegale (prostituzione e stupefacenti) e 25 di economia informale (produzione, vendita o fornitura è fatta da operatori non ufficiali) con un’evasione che si attesta sui 93 miliardi l’anno di cui 55 di mancato gettito.

Ma chi – come Renzi e il suo governo in continuità coi governi Berlusconi – alimentare l’idea che una certa opacità sia legittima ha troppo pelo sullo stomaco per scomporsi.

Dati che portano Susanna Camusso a parlare di «gravità assoluta della situazione. Di numeri che «sfatano alcuni luoghi comuni, primo fra i quali quello degli imprenditori eroi».

Da qui parte l’attacco al governo: «Se la realtà ci dice che il 59 per cento dell’economia informale viene da imprese che hanno volumi d’affari sotto il milione di euro, significa che non si può ragionare per soglie: né sul falso in bilancio nè sull’evasione», attacca facendo riferimento al famoso 3 per cento che il governo voleva depenalizzare.

È dunque «la logica del condono, comunque la si chiami», a dover essere rigettata: «Ogni comportamento va sanzionato salvo il ravvedimento operoso che implica una assunzione di iniziativa, sennò il messaggio del governo è: scomponete la vostra illegalità e la farete franca».

L’economia non osservata per il segretario generale della Cgil è quindi «concorrenza sleale nel sistema delle imprese» e non a caso «sono state proprio le associazioni di impresa ad invocare le soglie».

Un «sistema» che colpisce soprattutto i lavoratori, i più deboli, quei 3,8 milioni stimati che sono costretti a lavorare in nero perché con la crisi «almeno guadagniamo qualcosa». E «se molti usano la grandezza di quel numero di occupati per non affrontare il problema» per Camusso «invece il sistema è un’estorsione verso chi ha bisogno» e per combatterlo «bisogna partire dall’universalizzazione degli ammortizzatori» mentre «i voucher e il lavoro a chiamata che dovevano far emergere il lavoro nero, sotto la crisi hanno ulteriormente creato immersione, come la carenza di credito ha prodotto più usura». Un sistema che quindi «affonda la parte più debole del lavoro: gli appalti e le retribuzioni più basse».

Come combatterlo? «Facendo diminuire la quota di popolazione che può essere estorta creando lavoro legale e ben pagato e allargando l’uso della moneta elettronica fin qui disincentivata dalle banche e potenziando le attività ispettive a riscossione immediata invece di diminuirle con l’Agenzia unica sul lavoro».

La ricerca stima in 14 i miliardi recuperabili rendendo più efficaci gli strumenti di contrasto. Risorse che se divise tra estensione del bonus a incapienti e pensionati (7,3 miliardi) e ampliamento degli investimenti pubblici (6,7 miliardi) porterebbe una crescita in 4 anni di circa 150mila nuovi occupati, un più 1,5 per cento del Pil in quattro anni.