L’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo è oramai accertata. E se il Parlamento farà finta di nulla, allora sarà la Corte a dover intervenire con una sentenza che a quel punto sarà inevitabile. Tutto ritorna dunque nelle mani delle forze politiche, così come era accaduto nel caso della vicenda Cappato sulla non punibilità dell’aiuto al suicidio.

La Corte, ancora una volta quando si tratta di temi delicati e divisivi, lancia un ultimatum al legislatore affinché ascolti le sue ragioni. L’ergastolo senza speranza resterà dunque in vita al massimo fino a maggio 2022, nonostante sia ritenuto illegittimo dalla Consulta che è stata netta, per la seconda volta in due anni, nell’affermare che la collaborazione con la giustizia non può essere l’unica via per riacquistare la libertà. Gli articoli 3 e 27 della Costituzione, nonché l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sono in contraddizione profonda con il carcere a vita senza speranza. La Corte afferma che deve essere sempre concessa al detenuto ergastolano la possibilità di ottenere la liberazione condizionale qualora il ravvedimento sia sicuro.

Ma allora perché aspettare un anno e lasciare la palla al Parlamento? Hanno fatto ingresso motivi di politica criminale che poco hanno a che fare con il diritto in senso stretto. La Corte esplicita il rischio che l’accoglimento immediato, seppur sacrosanto, potrebbe avere ripercussioni nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata. Non è certo un argomento giuridico. Il dibattito delle ultime settimane intorno alla specificità della mafia deve avere pesato in qualche modo. Va detto che il legislatore ha avuto già ben due anni per intervenire sulle norme, ossia da quando la Corte europea dei diritti umani nel caso Viola aveva dichiarato che l’ergastolo senza prospettiva di rilascio costituisce un trattamento inumano e degradante.

Anche per questo non è facile immaginare che l’attuale Parlamento trovi il coraggio politico per cancellare l’ergastolo senza speranza dalla legge penitenziaria. Ovviamente saremmo felici di essere smentiti. La scarsa fiducia nelle scelte progressiste del Parlamento non fa perdere di vista la valenza della decisione della Corte, nella quale si intravede comunque un punto di non ritorno: non si può condizionare la libertà alla collaborazione con la giustizia. Un messaggio inequivocabile che non ammette scorciatoie o compromessi interpretativi.

C’è chi dice che la pena dell’ergastolo in Italia non esiste. Invece esiste ed è ampiamente comminata. Sono 1.784 gli ergastolani in Italia e di questi ben 1.267 sono ergastolani ostativi. Un numero elevatissimo. A partire da maggio 2022 (noi auspicavamo da oggi) potranno sperare di non morire in prigione.