L’invio di un contingente straordinario di forze di polizia nella provincia di Foggia e, dal 15 febbraio, l’attivazione nel capoluogo dauno di una sezione operativa della Dia con venti unità. E’ la risposta dello Stato all’escalation di episodi che dall’inizio dell’anno ha visto ben dieci attentati a danno di imprenditori e commercianti.

Una situazione che oramai appare ogni giorno più grave e che è stata descritta con dovizia di particolari dalla stessa Dia nella relazione semestrale al Parlamento. Nella provincia di Foggia «il forte legame dei gruppi criminali con il territorio, i rapporti familistici di gran parte dei clan foggiani e la massiccia presenza di armi ed esplosivi favoriscono un contesto ambientale omertoso e violento» si legge. «L’assoggettamento del tessuto socio-economico, quando non è direttamente connesso agli atti intimidatori perpetrati dalle cosche, è il risultato della diffusa consapevolezza che la mafia di quella provincia è spietata e punisce pesantemente chi si ribella».

Secondo la relazione «la mafia foggiana vuole assumere nuovi assetti organizzativi, più consolidati e fondati su strategie condivise, emulando in tal modo, anche in ottica espansionistica, la ‘ndrangheta», nonostante «la peculiare eterogeneità della mafia foggiana, suddivisa nelle tre distinte articolazioni della società foggiana, della mafia garganica e della malavita cerignolana». Il tutto grazie al fatto che anche in provincia di Foggia si sta consolidando «un’area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della Pa». Una vera e propria ’terra di mezzo’ dove «affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi, fino a confondersi». Lo scioglimento dei Consigli comunali di Monte Sant’Angelo e Mattinata, nonché quelli di Manfredonia e Cerignola avvenuti nel mese di ottobre 2019, sono per la Dia «indicativi di questa opera di contaminazione».

Nella città di Foggia continuano le dinamiche di rimodulazione tra le tre batterie della società foggiana. Attraverso il «rapporto federativo» tra le tre batterie dei Pellegrino-Moretti-Lanza per la conduzione di affari particolarmente rilevanti, tra cui la gestione di una cassa comune ed il controllo condiviso delle estorsioni.

Lo scenario criminale del Gargano continua invece ad essere contraddistinto da una forte instabilità sulla quale incide in modo determinante la cruenta contrapposizione tra i clan Romito e Li Bergolis, clan dediti al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, rapine ai portavalori e riciclaggio di denaro di provenienza illecita in attività commerciali.

In questo clima però, c’è gran parte della comunità che non vuole soccombere e continua a ribellarsi. Lo dimostrano le oltre 20 mila persone scese in piazza la scorsa settimana alla mobilitazione #foggialiberafoggia promossa da Libera per rispondere alla violenza mafiosa dopo l’escalation registrata in questi primi giorni del 2020. E soprattutto la grande partecipazione di ieri al Comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica convocato dal prefetto Raffaele Grassi e aperto alla cittadinanza. Oltre 500 partecipanti e più di 10.000 spettatori in streaming hanno aderito all’iniziativa, promossa dal commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Annapaola Porzio.

Si tratta di un evento a sostegno della comunità che conclude una serie di attività, avviate dal prefetto di Foggia e dal commissario antiracket, a dimostrazione della vicinanza dello Stato agli abitanti del capoluogo pugliese e allo scopo di spingere alla denuncia chi è oggetto di attenzioni da parte della criminalità organizzata. «La presenza delle forze di polizia sul territorio – ha dichiarato il prefetto Porzio – è senza dubbio importante, ma è altrettanto importante che ci sia una riscossa sociale che coinvolga la società civile».