Molte tracce portano a Claudio Fasoli: sopranista, tenorista, compositore e didatta. Il referendum 2017 di «Musica Jazz» lo ha proclamato «musicista italiano dell’anno», precedendo Franco D’Andrea, suo antico compagno fin dal Perigeo dei primi anni ‘70. Il riconoscimento celebra un artista di estrema coerenza, impegnato nella ricerca senza compromessi della propria poetica, la cui musica è stata definita da Sandro Cerino «capacità di esprimere una forte fascinazione emotiva, rigorosità e (apparente) semplicità di una forma conchiusa e perfetta, ma sempre passibile di nuove aperture e sviluppi». Fasoli, peraltro, ci tiene a coniugare la complessità con la comunicatività in un discorso sonoro «che possa dire qualcosa a chi mi ascolta». Il 78enne sassofonista dichiara suoi ispiratori – oltre a John Coltrane e Wayne Shorter – Lee Konitz, Kenny Wheeler e Mike Goodrick, con cui ha lungamente inciso e collaborato in una carriera iniziata nel 1966.

Non smette, tuttavia, di andare avanti: il 2017 ha visto l’uscita del cd Haiku Time (abeat) con il Samadhi quintet e le registrazioni, a giugno, a New York con artisti del valore di Matt Mitchell (pianista di Tim Berne e R.Mahantappa), Matt Brewer e Justin Brown per un album di prossima uscita. Haiku Time è un eccellente lavoro ispirato ai poemi giapponesi di 27 suoni: in esso undici brevi composizioni con coincise improvvisazioni vedono il quintetto (Michael Gassmanm, Michelangelo Decorato, Andrea Lamacchia, Marco Zanoli) scomporsi in tanti organici, dar vita ad un raro interplay, usare anche il silenzio.

L’album precedente si intitolava Inner Sounds come l’omonimo libro (sottotitolo «nell’orbita del jazz e della musica libera»), pubblicato da Agenzia X e curato da Francesco Martinelli e Marc Tibaldi. In 285 pagine Claudio Fasoli si ritrae e viene raffigurato mediante una lunga intervista, suoi scritti su jazzisti e su questioni musicali, interventi estesi (C.Boccadoro, F.Caroni, M.Donà) e brevi «punti di vista» da Ralph Alessi a Stefano Zenni, con foto, discografia e bibliografia. La celebrazione di una creatività inesausta.