Attuare la Costituzione, non cambiarla. Lo scrivono Lorenza Carlassarre, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky nel documento «La via maestra» pubblicato sul sito dell’associazione «Libertà e Giustizia». I contenuti dell’appello verranno discussi oggi dalle 10,30 al centro congressi Frentani di Roma in un’assemblea aperta da una relazione di Rodotà. Primo appuntamento di un percorso che prevede una serie di incontri in tutto il paese, l’assemblea lancerà una manifestazione prevista il 5 o il 12 ottobre nella Capitale.

La battaglia per l’«attuazione», e non solo per la «difesa», della Carta aggiunge un tassello non certo secondario nello schieramento di forze politiche e di personalità che denunciano il progetto di revisione costituzionale intentato dal governo delle larghe intese (Pd, Pdl e Scelta Civica), ispirato dal Quirinale con la nomina di una commissione di circa quaranta «saggi», che domani inizierà il percorso parlamentare alla Camera. C’è il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, la petizione de Il Fatto Quotidiano che ha raccolto 100 mila firme online, alle quali oggi bisogna aggiungere Libera, la Fiom e le associazioni che chiedono di applicare il dettato costituzionale.

Ciò che si contesta al governo è il nesso arbitrario tra la necessità di abolire la legge elettorale del «Porcellum» e la revisione della Costituzione, in particolare l’articolo 138. Sono in molti a temere la trasformazione dell’attuale regime parlamentare fortemente condizionato dal Presidente della Repubblica in un regime presidenzialistico tout court.

Questo conflitto rivela la pericolosità delle larghe intese ed è ben presente agli autori del documento. Nel testo vengono citare i contenuti della strategia, ma non gli attori ai quali chiaramente si allude. I responsabili hanno un nome, non sono dei marziani. Passa abbastanza sottotraccia anche la crisi dei partiti che ha creato questa situazione, mentre si denunciano il «diktat dei mercati a cui tutto il resto deve subordinarsi» e il «governo della “tecnica” economico-finanziaria» che si sostituisce «al governo della “politica” democratica». Le larghe intese intendono durare ben oltre il governo Letta per istituire una forma di governo «post-democratica» dove la partecipazione e il parlamento verranno considerati solo come «ostacoli».

Il documento elenca inoltre i principi che potrebbero realizzare una «società giusta». Piuttosto che attuare i principi dell’austerità indicati dalla Troika, bisogna applicare l’articolo 1 sul lavoro, l’articolo 2 sulla dignità delle persone o l’articolo 53 sulla progressività della partecipazione alle spese pubbliche. La Costituzione viene dunque considerata un progetto sociale in cui si riconosce la «grande forza politica e civile latente nella nostra società» che negli ultimi anni ha istituito uno «spazio pubblico informale» esterno a quello «ufficiale». A chi chiede il rispetto dei beni comuni, la garanzia dei diritti sindacali o la protezione della maternità viene rivolto l’invito ad aggregarsi per dare vita ad un’altra agenda.

Nelle intenzioni dei promotori non c’è la costituzione di un «partito», ma il progetto di uno «spazio politico» che affermi i valori costituzionali.

«Non vogliamo ricompattare soggetti politici nuovi – conferma la costituzionalista Lorenza Carlassare – ma mobilitare l’opinione pubblica nella speranza di una rivoluzione morale e di una ripresa della vita democratica e civile». «La discussione non resterà confinata all’assemblea di oggi – aggiunge Michele De Palma (Fiom) – vogliamo proiettarla nelle città e nei territori in vista della manifestazione nazionale».

«Oggi più che mai c’è bisogno di una maggiore responsabilità individuale e collettiva – conclude Don Luigi Ciotti di Libera – Il nostro orizzonte è la storia non la cronaca, è il tempo non l’evento. Dobbiamo riempire il presente rispondendo alla domanda di giustizia sociale che emerge in un paese dove i poveri aumentano, ci sono 6 milioni di analfabeti e si penalizzano la conoscenza e i saperi. Tutti siamo chiamati a fare scelte e per me che sono un sacerdote ci sono due riferimenti: il vangelo e la costituzione. La politica non è solo di chi governa».