Non tutti i migranti che in questi anni sono sbarcati sulle nostre coste hanno avuto la fortuna, si fa per dire, di essere trattati come dovrebbe esserlo ogni essere umano quando subisce un torto. Con giustizia, secondo il rispetto delle leggi internazionali.

E’ arrivata ieri la sentenza pronunciata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che condanna il governo italiano – allora faceva danni Berlusconi – e quello greco per aver eseguito «espulsioni collettive indiscriminate» ai danni di migranti afghani rispediti in Grecia. Col rischio che, una volta in Grecia, i migranti avrebbero potuto essere nuovamente espulsi verso il paese di provenienza, «dove avrebbero rischiato la morte, la tortura o altri trattamenti inumani e degradanti».

La vicenda non è recente, risale a sei anni fa, ma è significativa perché segnala l’approccio prevalente con cui le autorità italiane affrontano la cosiddetta «emergenza» immigrazione, che emergenza non è. Trentadue profughi afghani, due sudanesi e un eritreo sbarcarono in Italia tra il gennaio 2008 e il febbraio 2009 dopo essere partiti da Patrasso. La Corte europea, in particolare, si è soffermata sui casi di casi di quattro persone che almeno oggi hanno un nome. Si tratta di Reza Karimi, Yasir Zaidi, Mozamil Azimi e Najeeb Heideri.

La Corte, oltre ad aver condannato l’Italia per il respingimento collettivo e per l’assenza di accesso alle procedure di asilo nel porto di Ancona, ha sottolineato «l’inquietudine di molti osservatori per le espulsioni automatiche operate dalle autorità frontaliere italiane nei porti del mare Adriatico nei confronti di persone che molto spesso vengono affidate immediatamente ai capitani delle navi in vista di essere ricondotti in Grecia, privandoli così di tutti i diritti procedurali e materiali».

Sono passati cinque anni eppure oggi caos e violazione dei diritti umani sono aumentati esponenzialmente, se non altro per il fatto che quasi la metà di tutti gli sbarchi avvenuti in questo lasso di tempo è avvenuta nel 2014. E continuano: ieri pomeriggio a Vibo Valentia è arrivata una nave con 700 migranti a bordo, mentre a Lampedusa sono stati sorpresi quattro tunisini appena sbarcati.

Ma se la cronaca non impressiona più, in attesa del prossimo eclatante naufragio, è il livello del dibattito politico che lascia esterrefatti. Siamo arrivati al punto che con accenti più o meno razzisti in parlamento di fatto esiste un solo enorme partito trasversale schierato contro gli immigrati. Larghissime intese, piuttosto lugubri, tra chi predica bene e razzola male e chi ormai fomenta o cede alle peggiori pulsioni xenofobe.

Della Lega sapevamo, e il peggio deve ancora venire dopo l’enorme manifestazione razzista che ha colto di sorpresa solo gli antirazzisti di professione che hanno sottovalutato il «lavoro» di Matteo Salvini. Ma in queste ore tiene banco la «svolta» di Beppe Grillo che si è scagliato contro i «clandestini» (potenziali portatori di malattie) utilizzando argomenti avvilenti per molti elettori che gli avevano dato fiducia. Ma ancora più avvilente è la replica, una specie di arrampicata sui vetri, di Luigi Di Maio che cerca di smarcarsi dalla Lega – «strumentalizza questi temi fino all’inverosimile» – balbettando «noi non vogliamo esasperarlo, stiamo semplicemente sottolineando un problema che ci viene proposto da decine di migliaia di cittadini, addirittura di poliziotti che vengono mandati a soccorrere i migranti». Sembra un leghista a modo per dire che la pensa come Grillo. Niente di più.

Una non reazione all’anatema del capo che gli costa una lezione da parte di Paolo Beni, deputato Pd, secondo cui Lega e Cinque Stelle pari sono. Beni ha ragione quando afferma che il fenomeno immigrazione «è ormai diventato strutturale e l’esodo dal continente africano continuerà per i prossimi decenni, come ci insegnano i demografi. Chi non ha chiara questa situazione, non ha chiaro il problema e non può nemmeno permettersi di dare ricette».

Ma per tornare alla drammatica realtà Paolo Beni dovrebbe anche aggiungere che il «suo» governo Renzi-Alfano (Pd-Ncd) il primo novembre sospenderà l’operazione Mare Nostrum, proprio come chiedono Salvini e La Russa, e probabilmente anche Grillo. Questa non è una opinione, è un fatto molto grave che potrebbe provocare la morte di migliaia di persone. E non ci sarà consolazione, in futuro, nemmeno di fronte a una dura condanna della Corte europea dei diritti umani.