La Corte suprema americana ha revocato una legge federale del 1992 che vietava le scommesse sportive commerciali nella maggior parte degli Stati, aprendo così la porta alla legalizzazione di circa 150 miliardi di dollari all’anno in scommesse illegali su sport professionistici e amatoriali.

LA DECISIONE CONFERMA la legalità di una legge approvata dal New Jersey nel 2014, che consente le scommesse sportive nei casinò e nei circuiti ippici dello Stato e porterà dei cambiamenti profondi nel rapporto tra gli Usa e le scommesse sportive. A seguito di questa decisione gli scommettitori non si rivolgeranno più al mercato nero per utilizzare le operazioni di scommessa offshore o a gli allibratori illegali, come accade ora, ma le scommesse verranno effettuate, come è di prassi in molte nazioni europee, tramite dispositivi mobili, e approvate dai legislatori e dai funzionari sportivi.

La ragione dell’opposizione alla legalizzazione delle scommesse era quella di voler proteggere l’integrità delle competizioni, giocate per amor sportivo; il principale oppositore è sempre stata l’associazione sportiva che raggruppa e organizza le competizioni di college e università Usa, la Ncaa, per la quale introdurre le scommesse costituisce una minaccia per la purezza dello spirito sportivo.

DI TUTT’ALTRA OPINIONE, invece, sono la National Basketball Association, Nba, la Mlb (baseball) e Pga Tour (golf), che negli anni passati hanno fatto di tutto per garantire agli americani la possibilità di scommettere legalmente, sostenendo che verrà comunque protetta l’integrità dei loro sport, nonostante l’immisione di un ingente giro di soldi.
Secondo Brian Windhorst del canale televisivo sportivo Espn, la Nba e in particolare il suo vice presidente Dan Spillane, così come la Mlb, starebbero anche cercando di ottenere una percentuale dai ricavi delle scommesse riguardo i propri eventi.

Fino ad ora la possibilità di scommettere legalmente era garantita soltanto dal Nevada, dove, specie a Las Vegas, si è creato un notorio impero delle scommesse; ora dopo la decisione della Corte suprema l’American Gaming Association, lobby fondata nel 1994 con l’obiettivo di promuovere l’industria dell’intrattenimento dello sport, ha stimato che il solo torneo maschile di pallacanestro non professionale Ncaa porterà 10 miliardi di dollari l’anno, di cui solo il 3 per cento scommesso legalmente in Nevada.

ANCHE I SINDACATI che rappresentano atleti professionisti hanno chiesto di partecipare alla discussione, così come le tribù native americane che gestiscono oltre 30 miliardi di dollari di entrate dai casinò ogni anno, e che hanno dichiarato di volere una voce in merito a come le leggi verranno elaborate. Per la Corte suprema la domanda a cui rispondere era se il Congresso avesse o meno l’autorità di imporre ai singoli Stati la decisione di non legalizzare le scommesse o se ciò fosse incostituzionale. 5 giudici su 9 sono stati di questa opinione; il giudice Ruth Bader Ginsburg, che invece era di parere contrario, ha dichiarato che si è operato in modo troppo netto senza valutare tutti gli aspetti; «si è usata un’ascia – ha detto Ginsburg – là dove si sarebbe dovuto usare un bisturi».