«È un momento di grande condivisione» dice Mario Draghi in conclusione di conferenza stampa, per esorcizzare le due ore di tira e molla del pomeriggio con la Lega che hanno fatto scivolare il Consiglio dei ministri e l’incontro con i giornalisti verso gli orari serali, tanto criticati, ai quali aveva abituato Conte. Ma soprattutto è stato il primo momento, quindi quello in cui inevitabilmente la vasta e composita maggioranza ha dovuto sperimentare il suo peso specifico. E così, altro che condivisione, nello spazio tra la fine del Consiglio e l’inizio della conferenza stampa quasi tutte le forze politiche hanno fatto la corsa a piantare le loro «bandiere identitarie», come le ha chiamate Draghi, invitando però a dismetterle.

Nel frattempo però i partiti continuano ad agitarle. Anche a Consiglio dei ministri ancora in corso gli staff fanno sapere che la ministra Bonetti (Italia viva) sta spingendo per riaprire la scuola in anticipo e per allargare il bonus babysitter. Subito dopo Iv festeggia che «è passata la nostra linea sui crediti inesigibili». Di Maio esce prima su facebook che da palazzo Chigi: «Sono contento che le richieste del M5S siano state inserite». Si aggiunge il ministro D’Incà: «Il M5S c’è e si vede». Letta non parla ma le fonti del Nazareno avvertono che il Pd è «molto soddisfatto». Leu con De Petris rivendica che «è stato sconfitto chi voleva il condono generalizzato».

Più lento il riflesso di Tajani, ma anche lui prima di cena spiega che «il cambio di passo si deve a Forza Italia al governo». E invece no, avverte Salvini per ultimo: «L’accelerazione è targata Lega». E già che c’è continua a correre, annunciando che esiste un «impegno a una più ampia pace fiscale entro aprile». Chiude l’unica contraria, Meloni che si preoccupa anche lei di risaltare: «Impossibile non notare che non c’era alcun esponente di centrodestra in conferenza stampa».