Quindici giorni alla scadenza del 30 settembre, che occorre rispettare perché i referendum si tengano nel 2016, e quasi la metà delle firme necessarie ancora da raccogliere (fonte gli stessi promotori). La corsa dell’associazione di Pippo Civati è ripartita con slancio, come riconosce anche il Coordinamento per la democrazia costituzionale – «Possibile ha dimostrato una capacità organizzativa veramente straordinaria per un movimento appena nato» – che con Civati aveva rotto nel momento in cui l’ex deputato Pd aveva deciso di lanciare i suoi otto referendum (legge elettorale, lavoro, scuola, trivellazioni) in anticipo rispetto alla tempistica individuata dai costituzionalisti del coordinamento. Che d’altra parte continuano a sostenere che, «anche qualora la raccolta delle firme andasse a buon fine», in ogni caso «ci sarebbe la necessità di promuovere un altro referendum perché i quesiti proposti da Possibile non centrano il problema di fondo dell’Italicum: premio di maggioranza e ballottaggio».

Un altro quesito, al posto di quello – ritenuto inammissibile – che punta all’abrogazione totale dell’Italicum, potrebbe però essere proposto solo nel 2017. Troppo tardi, ha sempre detto Civati, spiegando così la sua accelerazione. Ora però per Possibile si potrebbe porre il problema di cosa fare nel caso non fossero raggiunte le firme (500mila, ma ne servirebbero altre 50mila come margine di sicurezza) entro settembre – e con le firme servono i certificati elettorali dei sottoscrittori. La legge del 1970 prevede che la raccolta duri tre mesi dalla prima vidimazione dei moduli, nel caso di Possibile la fine di luglio. Dunque si potrebbe procedere anche a ottobre e, nel caso si rinunciasse alle firme raccolte in estate secondo una tecnica sperimentata dai radicali, anche oltre. Solo che a quel punto i referendum andrebbero depositati in Cassazione dal primo gennaio dell’anno prossimo. Per essere tenuti nel 2017. Come quelli – sull’Italicum, ma anche sulla scuola – ai quali lavora il Coordinamento.