Quanto a peso politico, dopo le elezioni europee c’è la corsa a Palazzo Vecchio. Non tanto perché Firenze è il comune più grande che il 25 maggio andrà al voto, quanto perché è stata trampolino di lancio del presidente del consiglio e segretario nazionale del Pd. In questa ottica, la decisione dei democrat di aprire un’autostrada a Dario Nardella, fedelissimo del premier, offre una chiara indicazione all’elettorato: se ti piace Matteo Renzi, vota Nardella.

Il candidato sindaco è già intervenuto su un tema cardine della campagna elettorale, cioè il discusso passante sotterraneo dell’alta velocità ferroviaria. Una grande opera approvata dalle amministrazioni di Leonardo Domenici, sulla quale Renzi ha dato il personale via libera. In cambio di 80 milioni per le casse comunali, e soprattutto con il permesso dato al gruppo Fs per costruire alcune centinaia di appartamenti, nelle pieghe del nuovo regolamento urbanistico.

Sul sottoattraversamento dell’alta velocità – con annessa una nuova stazione sotterranea per i soli supertreni – il piano strutturale e il regolamento urbanistico non lasciano spazio a equivoci: la grande opera va fatta. Anche Nardella è esplicito: «Fate presto: la Tav è un progetto nazionale delle Ferrovie. Se si risolvono i problemi con la giustizia, le imprese hanno il dovere di andare avanti. I soldi dei cittadini sono stati già impegnati, è bene che l’opera sia conclusa».

Per gli amanti dei ricorsi, sono le stesse parole usate dagli enti locali dopo i disastrosi allagamenti nelle gallerie appenniniche dell’alta velocità, che portarono nel 2001 al primo intervento della magistratura. La procura di Firenze aveva ragione, vista la recente condanna nell’appello bis – su puntuali indicazioni della Cassazione – per i vertici del consorzio Cavet, controllato da Impregilo e giudicato responsabile anche in sede civile della devastazione del territorio mugellano. Con risarcimenti annunciati per centinaia di milioni di euro.

Nello specifico, le condanne riguardano reiterati illeciti nello smaltimento dei rifiuti e degli scarti delle lavorazioni, comprese le «terre di scavo», e la mancata bonifica di decine di siti utilizzati come discariche. Sono reati analoghi ad alcuni di quelli contestati per i lavori del tunnel fiorentino, nella seconda grande inchiesta della magistratura che vede indagati funzionari e dirigenti dei ministeri dell’ambiente e delle infrastrutture, dell’autorità di vigilanza sulle opere pubbliche, di Rfi e Italferr, e con loro i vertici del general contractor Nodavia e della socia di maggioranza Coopsette.

Come effetto delle indagini, i lavori del sottoattraversamento sono fermi da più di un anno. Non si sono fermati invece gli attivisti No tunnel Tav, che anche pochi giorni fa hanno segnalato l’alternativa di superficie – esistente fin dagli anni ’90 – diventata oggi un progetto integrato per l’area metropolitana. Meno impattante e rischioso. Assai meno costoso: non più di 400 milioni rispetto al miliardo e mezzo di passante e stazione sotterranea. Ben più utile a un traffico che conta molti più pendolari locali – penalizzatissimi – che utenti Tav. «La soluzione di superficie – sintetizza Teresa Crespellani, docente emerito di ingegneria geotecnica all’ateneo fiorentino – non è soltanto una soluzione tecnicamente realizzabile, che rientra oltretutto nella normalità delle opere che le Ferrovie eseguono abitualmente, ma è una soluzione che offre molti vantaggi sotto i vari profili: urbanistico, ambientale, economico e sociale».

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Le varie anime della sinistra fiorentina, contrarie al passante sotterraneo, sottoscrivono. Invece la Filt Cgil, in congresso a Firenze, sposa senza riserve la Tav. Tutta la Tav, non solo quella locale: «Noi continuiamo a pensare – dice il segretario generale Franco Nasso – che le poche grandi infrastrutture ancora nella possibilità di costruzione siano un bene per il paese, in particolare la Torino-Lione, il Terzo Valico e il collegamento Napoli-Bari. Così come non si possono cancellare gli interventi di modernizzazione delle infrastrutture nei nodi metropolitani e nelle città».