Occhi puntati sulla Corea del Sud. Da primo della classe nella lotta contro la pandemia, il paese rischia di ritornare al punto di partenza: per tre giorni consecutivi hanno registrato più di 50 casi e giovedì si è arrivati a più di 80, la cifra più alta in quasi due mesi.

Il nuovo focolaio di contagi, il secondo in questo mese, ha fatto scattare tutti gli allarmi: da oggi e fino al 14 giugno sono di nuovo chiusi musei, teatri e parchi nell’area metropolitana di Seul, dove vivono circa la metà dei 50 milioni di coreani. E il governo ha chiesto alle imprese di tornare a fomentare il telelavoro e alla gente di evitare i posti affollati e di mantenere le distanze sociali.

La Corea è stata un modello per il resto del mondo, dopo essere riuscita a contenere il numero di vittime a 270 e i casi confermati a circa 11mila, senza dover implementare un confinamento duro sul modello di quelli applicati in Europa, grazie a un efficientissimo sistema di monitoraggio dei nuovi casi.

A inizio maggio, come raccontato sul manifesto, appena il governo aveva rilassato le misure di distanziamento sociale, c’era stato un piccolo picco a causa di un giovane asintomatico che aveva visitato tre locali notturni, prontamente messi sotto controllo da una massiccia rete di raccolta dati, anche via telefono: migliaia di persone che erano passate per la zona erano state sottoposte a test diagnostici ed erano stati identificati un totale di 250 nuovi casi nei giorni successivi.

Stavolta il focolaio per la gran parte dei nuovi casi è stato identificato in un magazzino a Bucheon, subito fuori la capitale, di una grande impresa di vendita online, Coupang. La gran parte dei contagiati sono lavoratori del magazzino.

Sembra, secondo il Guardian, che l’impresa – sotto pressione per l’aumento della domanda di e-commerce di questi mesi – non avesse applicato le norme di igiene, come l’obbligo per i lavoratori di indossare la mascherina e quella di tenere a casa gli impiegati che mostrassero sintomi della malattia. Gli oltre 4mila tra lavoratori e visitatori delle istallazioni della compagnia vengono sottoposti ai test in queste ore e il governo si aspetta di identificare nuovi casi.

«Le prossime due settimane saranno cruciali per contenere le infezioni», ha detto il ministro della salute Park Neung-hoo. Il governo, che osserverà l’andamento della pandemia nei prossimi giorni, potrebbe reintrodurre le misure di distanziamento sociale, dopo che già molti locali e bar notturni erano stati chiusi a seguito del focolaio di inizio mese, se per più di sette giorni di seguito il paese registra più di 50 casi. «Se falliamo, dovremo tornare al distanziamento sociale», la misura più dura adottata dal paese asiatico. 500 delle scuole che stavano riaprendo hanno deciso di posticipare il ritorno tra i banchi.

Il direttore del centro coreano per il controllo delle malattie infettive, il Kcdc, Jeong Eun-kyeong, ha avvertito che «il numero di persone e di luoghi che dobbiamo tracciare sta crescendo in maniera geometrica. Faremo del nostro meglio, ma c’è un limite a quello che possiamo fare».

Come la Corea riuscirà a gestire questo e i futuri focolai darà indicazioni a tutti i paesi che stanno allentando le misure di restrizione della mobilità per dare un respiro all’economia su come evitare nuovi picchi.