Dilma, per le elezioni presidenziali di ottobre, occhio a San Giulio Cesare. Da ieri santo protettore dei brasiliani che evitava l’isteria collettiva del popolo verdeoro. Non solo per i due rigori parati nella lotteria finale contro i cileni ma per aver tenuto in vita la Selecao a pezzi al Minerao di Belo Horizonte contro Alexis Sanchez e Arturo Vidal.

Una parata decisiva a metà secondo tempo, mentre Felipao Scolari cercava la password esatta per entrare nel sistema della Roja. Neymar era in disparte, attendeva che la partita lo andasse a cercare, come capita a volte ai grandi leader, come faceva a volte Maradona, invece di andarle incontro.

Forse soffocato come i compagni che hanno sbagliato il loro calcio di rigore dal peso di dover alzare la Coppa, dopo 12 anni. Per il popolo, per gli sponsor, anche per altro. Un contrattempo nel riscaldamento lo aveva messo in dubbio per la partita. E la sesta Coppa, la Hexa, passa soprattutto dai gol del giocoliere del Barcellona. I cileni erano determinati, compatti. Lo spot pre Mondiali dei 33 minatori imprigionati per 69 giorni fa nel sottosuolo dell’Atacama nel 2010 ha incendiato il loro spirito di gladiatori.

Loro sono la vera Roja, una cooperativa della sofferenza, della furia agonistica, mica gli spagnoli del tiki taka. Guerrieri rossi, tutti sotto il metro e ottanta come Gary Medel, il centrale difensivo ex mediano, piccoletto con un quadricipite incerottato e il corpo straziato dal caldo pomeridiano che molla solo poco. Partita epica, che è girata sulla traversa di Pinilla, alla fine del secondo supplementare. forse quella decisiva per il Brasile verso la finale. Grazie a Julio, senza squadra per mesi nell’anno dei Mondiali.