«Girano in minigonna per provocare i nostri uomini». È il commento di un’anziana di Rocca di Papa sulle donne ospitate dal centro Mondo Migliore. Donne che sono state stuprate. È una dei pochissimi abitanti del posto – al massimo una decina – che hanno deciso di partecipare alle contestazioni di ieri contro i migranti.

Tuttavia, quei pochi si tengono lontani dai militanti di estrema destra. Osservano da un cantuccio, parlano tra di loro. Non conoscono quelle decine di persone che si sono prese la briga di venire da Roma. Non intonano l’inno di Mameli con loro, non sollevano alcuna bandiera col tricolore, non salutano col braccio teso.

DIVERSA LA SITUAZIONE dall’altra parte. Gli unici stendardi sono dei cartelli con scritto «Welcome». Nessuna bandiera, nessun riferimento a partiti. È una scelta precisa, come conferma Simona Biffignandi, di Albano: «Io faccio parte di Potere al Popolo e dell’Anpi, ma non ho spillette perché non m’interessa prendere lo 0,2 in più. La gente di Rocca di Papa non è razzista, non è vero nulla». Simona era presente anche all’arrivo dei migranti, che racconta così: «Alcuni si sono commossi. Hanno sorriso, uno di loro mi ha chiamata “sorella” in inglese, si sono battuti il pugno sul cuore».

È sempre Simona a raccontare quello che le è successo la sera dell’arrivo dei migranti: «Uno di CasaPound si è avvicinato a me, che sono alta un metro e cinquanta per cinquanta chili, mentre lui era particolarmente grosso e, a un millimetro dal mio viso mi ha detto: “Ti spacco la faccia”. Io per allontanarlo gli ho dato una spinta. La polizia mi ha identifica, lui non lo è stato». La manifestazione di CasaPound non era stata autorizzata. Sia il presidio antirazzista che la manifestazione dell’estrema destra hanno avuto inizio nel pomeriggio.

Prima davanti al centro d’accoglienza erano arrivati Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, e Francesco Spagnolo, dell’ufficio comunicazione della Caritas.

Quest’ultimo ha dichiarato che entro pochi giorni avverrà il collocamento dei migranti nelle diocesi italiane: «Sono stati accolti qui perché è un centro specializzato; bisogna trovare diocesi con strutture adatte, traduttori, supporto legale e medico. I 100 eritrei sono tutti cristiani copti, qualcuno portava anche la croce al collo».

Sono circa le 16.30 quando si riempie il presidio per l’accoglienza. La composizione è molto varia, ed è fortissima la presenza di giovani e abitanti del territorio.

C’è Loredana Longo, dei Castelli; c’è Luca, di Genzano. Spiega Massimiliano Ortu: «I Castelli romani hanno una tradizione antifascista importante, c’è chi ha avuto familiari fucilati alle Fosse ardeatine. Qui, oggi e ieri, ci sono Anpi, Potere al Popolo, varie reti civiche, ragazzi di organizzazioni di sinistra e moltissima gente comune. Sono le stesse persone che sono state protagoniste ad Albano, quando hanno provato a tumulare lì Priebke».

Diverse decine di minuti dopo arrivano quelli che gli immigrati non li vogliono, sono una cinquantina a sono per lo più volti e nomi noti di CasaPound, non sono persone del luogo. Ci sono, per esempio, ragazzi della sezione del quartiere Appio Latino, gli stessi che a gennaio sono scesi nelle strade e hanno commemorato la strage di Acca Larentia con una marcia che ha gelato il quartiere. Anche quella decina di abitanti di Rocca di papa contrari all’accoglienza si tiene a debita distanza, lasciandogli la scena.