Tutto nello stesso giorno. Con la Consob che cerca di autoassolversi dall’accusa di aver fatto perdere centinaia di milioni di risparmi ai sub-obbligazionisti delle quattro banche fallite nei mesi scorsi. E con la procura di Arezzo, forse pungolata dai colleghi di Civitavecchia andati a frugare in casa acquisendo documenti alla sede centrale di Banca Etruria, che scopre l’acqua calda. Spiegando che i vertici della Bpel ordinarono la vendita delle sub-obbligazioni anche alla clientela meno avvezza, quella “di sportello”, con un profilo di investitore a rischio basso. Tutte cose denunciate, già mesi fa, dai clienti spennati e dalle loro associazioni. Di più: tutte cose che erano state messe, all’epoca, sul sito di Banca Etruria.
Precedenza all’autorità di vigilanza, chiamata in teoria a tutelare gli investitori, e a garantire l’efficienza e la trasparenza del mercato mobiliare, in altre parole di Piazza Affari. Nel giorno della sua annuale relazione, davanti al gotha dei banchieri, Giuseppe Vegas alza un muro contro le critiche – e le denunce – verso la Consob, naturalmente in relazione alla vendite dei titoli subordinati di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti: “I prospetti sono stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo – conciona Vegas – e hanno dato massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche”.
Bontà sua, l’ex senatore forzista riconosce che errare è umano, può succedere anche alla vigilanza. A riprova, ma questo Vegas non lo ricorda, nel dicembre 2013 la stessa Consob ufficializzò che la tranche di 50 milioni di titoli subordinati messa in vendita a ottobre dalla già malandatissima Banca Etruria, con un rendimento del 5% quando il costo del denaro era 0,25%, conteneva parecchi fattori di rischio. Così la vigilanza, nel suo bollettino periodico, avvertì che se ne poteva chiedere il rimborso. Ma c’erano solo 48 ore, il minimo sindacale da normativa Ue, che peraltro consentirebbe alla vigilanza di prorogare i termini. Con la finestra aperta la mattina del 22 e chiusa la sera del 23 dicembre.
Su questa autentica beffa, Adusbef e Federconsumatori hanno invitato le procure a indagare sulla mancata vigilanza della Consob, e per altri aspetti dei fallimenti bancari sulla mancata vigilanza della stessa Bankitalia. Per certo, la Consob ha scaricato la responsabilità sulle stesse banche: “Sono in corso accertamenti – ha puntualizzato Vegas – in ordine al rispetto delle regole di condotta nel collocamento di questi prodotti alla clientela retail”.
Le parole del numero uno della vigilanza arrivano insieme alla notizia che la procura aretina ha accertato, documentalmente, che gli investimenti nelle sub-obbligazioni erano state prospettate ai clienti come un investimento sicuro, analogo ai Bot e ai Cct. Il tutto su impulso dei vertici della Bpel, con una conclusione investigativa sulla quale nei giorni scorsi si era mossa anche la procura di Civitavecchia, in trasferta ad Arezzo per verificare da chi fosse partito l’ordine che portò a vendere al pensionato Luigi D’Angelo titoli subordinati per 90mila euro e 20mila euro di azioni, modificando il suo profilo di rischio e portandolo, dopo che i risparmi di una vita erano diventati carta straccia, al suicidio.
L’attivismo su questo aspetto del crack bancario, e cioè sulla truffa nei confronti del “parco buoi” – mentre nulla ancora sembra muoversi nella tranche dell’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta (solare) di Banca Etruria – appare legato più alle reiterate proteste delle “vittime del salvabanche” nei confronti del governo, che all’effettiva scoperta di nuovi reati. La stessa Banca Etruria, sul suo sito ufficiale, aveva certificato che le sub-obbligazioni del 2013 – oltre a quella di ottobre c’erano altri 60 milioni emessi a giugno – erano destinate anche ai clienti di sportello. E nei contratti del settore bancario degli ultimi vent’anni hanno sempre prevalso le variabili che premiano “chi fa risultato”. Aprendo una strada assai scivolosa, ordini dall’alto o meno.