Dal 20 al 22 settembre si farà ancora la «gran festa universale» all’ombra di Palladio e Monte Berico? Era stata annunciata in pompa magna dal sindaco democratico Achille Variati, giusto alla vigilia di Pasqua: «Vicenza è stata scelta dall’Anci come città testimonial di Expo 2015 per il Veneto. Abbiamo il compito di trasformarla in un’opportunità per Vicenza, le sue bellezze e le sue aziende».
Imbarazzante proclama dopo l’arresto di Enrico Maltauro, che ha ammesso tangenti milionarie nella “cupola” degli appalti milanesi. Tanto più che il grumo sussidiario di affari & politica, nella piccola patria bianca del Nord Est, è storia lunga un quarto di secolo. Proprio Maltauro ne rappresenta la sindrome. Ben al di là della cena elettorale pagata ad Alessandra Moretti, già vice sindaco e portavoce di Bersani, eletta eurodeputato a furor di preferenze.
Procura della Repubblica, 1992: il quarantenne ingegner Giuseppe Maltauro (titolare dell’impresa edile Cosma) si presenta spontaneamente e confessa una mazzetta da mezzo miliardo di lire. Tre mesi di carcere per concorso in corruzione. Nel 2001 si getterà dalla finestra. Da allora, il “sistema” si è riciclato insieme agli assetti istituzionali. Berluscones, leghisti o democrats hanno sempre dovuto fare i conti con i signori del cemento armato, i professionisti della «valorizzazione immobiliare», la finanza cattolica, gli amerikani della nuova base Dal Molin. Con la Maltauro che rispunta puntuale.
E’ un gruppo che nasce con il fascismo a Recoaro Terme e sbarca in città alla vigilia del boom. Oggi Maltauro ha una struttura da holding : sei società che dal “cuore” edilizio spaziano fino all’energia e al global service. Presidente Gianfranco Simonetto, amministratore delegato Enrico Maltauro finché non scattano le manette. Patrimonio dichiarato superiore ai 70 milioni con 1.400 dipendenti. Nella sede di Viale dell’Industria 42, sono settimane convulse per i dirigenti: ci si affanna a separare il destino aziendale dagli atti giudiziari. Un po’ come era successo alla Mantovani Spa con le manette a Piergiorgio Baita, protagonista della “vecchia” Tangentopoli veneta e ora nell’inchiesta sul Mose.
Proprio Maltauro & Mantovani “connettono” le inchieste di Venezia e Milano. I mega-appalti dell’Expo 2015 (dalla “piastra” alle vie d’acqua) si intrecciano con il “modello” del Consorzio Venezia Nuova. Ma l’associazione d’impresa con le sigle della Legacoop o le aziende edili della Compagnia delle Opere si conferma nell’asse lombardo-veneto. E’ la “concertazione” del Duemila, con il “buongoverno” del Celeste e il Formigoni del Veneto. Ma anche il mutuo soccorso… confindustriale: due mesi fa Serenissima Holding della famiglia padovana Chiarotto (che controlla Mantovani, Fip e Palomar) ha affittato il ramo hi tech di Consta che da mesi è in pre-concordato fallimentare. Si tratta del consorzio ciellino (che risponde a Solfin di Graziano Debellini, Ezechiele Citton e Igino Gatti) collassato a causa del progetto ferroviario Gibuti-Etiopia con 30 milioni di buco.
Intanto il 10 giugno la cronaca registra la conferma della detenzione per Enrico Maltauro, nonostante si sia prodigato a collaborare con gli inquirenti. Il gip di Milano Fabio Antezza ha respinto la richiesta di arresti domiciliari: «Non sarebbero stati indicati eventuali familiari in grado di provvedere alle sue necessità domestiche». Un uomo senza più amici?
Fin dall’arresto un imbarazzato coro “garantista”. Con un’unica stonatura: Enrico Cappelletti, senatore del M5S, che non esitava a sfidare il procuratore Antonino Cappelleri. E non solo: «A che punto sta la commissione di indagine dei consiglieri regionali sull’affare Mantovani? E rispetto alla quiete celestiale il procuratore generale del Veneto, il dottor Pietro Calogero, che dice?».
Sulla Maltauro, per altro, non mancano “evidenze” di dominio pubblico. Dalla presenza nella Libia di Gheddafi agli interessi in Croazia, fino alla nuova frontiera in Qatar. E il 21 aprile 2013 cerimonia della posa della prima pietra nella diga a Batroum (35 chilometri a nord di Beirut). Ma in città l’«impasto» è ancora più facile da verificare. A Maltauro in Ati con Gemmo sono affidati da Fiera di Vicenza Spa 35 milioni di cantieri.
Nella penisola fra Bacchiglione e Retrone, sorge invece il “mostro” (definizione dell’allora consigliere regionale Variati…) di Borgo Berga: 47 mila metri quadri di “riqualificazione” al posto dello storico stabilimento Lanerossi. Operazione che coinvolge all’inizio Finvi, società della galassia Berlusconi, e poi Maltauro con la piemontese Codelfa del gruppo di Marcellino Gavio. Nel 2009 la giunta Variati approverà le stesse volumetrie nel nuovo progetto firmato dai portoghesi Gonçalo Byrne e Joao Nuñes: 180 appartamenti, 20 negozi e 90 uffici più supermarket Interspar, filiale della Banca Popolare e mega-garage a pelo d’acqua. Il Borgo ospita il Tribunale, che avrebbe dovuto preoccuparsene alla luce della catastrofica alluvione del novembre 2010.
A proposito di giustizia, è di sei mesi fa la sentenza che condanna l’ex presidente della multiutility Aim Beppe Rossi e l’affarista Carlo Valle: due anni per truffa aggravata. Assolto il commercialista Gianni Giglioli, ex assessore tuttora impegnato a dar battaglia alla vera “cupola” vicentina. Si tratta della piattaforma di smaltimento rifiuti a Marghera, un’operazione costata non meno di 12 milioni ai cittadini. Nel 2003 apparteneva alla società Servizi Costieri, che compare in diverse inchieste sulla criminalità organizzata. A giugno la piattaforma di Marghera viene affittata da Bruno Lombardi, amministratore di Ecoveneta (gruppo Maltauro). Il 25 novembre 2003 nasce Aimeco: 50% Ecoveneta, 45% Aim. E’ così che l’azienda municipale subentra nel contratto d’affitto (7 milioni) alla società di Maltauro. Peccato che il cambio datato 9 marzo 2004 scatti il giorno dopo il sequestro della struttura di Marghera nell’ambito dell’«operazione Houdini» dei carabinieri del Noe.