C’è un nodo dell’accordo con la Lega che comincia a turbare deputati e senatori del Movimento 5 Stelle, specie quelli più esperti. In Transatlantico si vocifera dell’esistenza di un accordo che vincolerebbe i gruppi grillini e leghisti nell’attività parlamentare che impedirebbe loro di votarsi contro alla camera e al senato per il tramite di un «Comitato di conciliazione», organismo preposto ad appianare eventuali dissidi. In verità, una struttura simile esisteva già in una bozza precedente del contratto, quella genericamente proposta anche al Pd e alla Lega nella fase dei «due forni».

Una clausola del genere andrebbe ad unirsi alle già contestate regole dello statuto dei gruppi, che ponevano vincoli all’iniziativa legislativa e che nel corso della prime riunioni avevano fatto gridare all’incostituzionalità alcuni eletti. Soprattutto, recitano le preoccupazioni di alcuni grillini, una norma di questo tipo sancirebbe un matrimonio di fatto e legherebbe a doppio filo le sorti della coalizione giallo-verde, con l’aggravante dell’anomalia di una Lega che è parte fondante di coalizione di centrodestra che formalmente continua ad esistere. Creando problemi non da poco: se la Lega prendesse iniziative su temi non previsti dall’accordo ma incompatibili con la storia del M5S, è il timore che circola, che cosa succederebbe? Più prosaicamente, inoltre, un assetto di questo tipo manderebbe definitivamente in soffitta la trasversalità che ha fatto la fortuna elettorale del Movimento 5 Stelle.

I vertici smentiscono, dicono che questa norma esisteva solo in una bozza ormai superata. Ma questo è il clima dentro al quale sempre più pare che Luigi Di Maio si giochi il tutto per tutto nella partita per il governo. «Noi e la Lega restiamo alternativi», dice per rassicurare i più perplessi. Per un momento abbandona anche le vesti ingessate dell’europeista e rimbrotta quelli che descrivono il possibile governo Lega-M5S come la calata dei barbari.

«Vogliamo andare fino in fondo, se troviamo l’accordo sarà una bomba» spiega ancora il capo politico in serata, annunciando che nel prossimo fine settimana «ci vedremo nelle piazze con i gazebo M5S». «Illustreremo punto per punto il contratto», annuncia. I gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle restano in attesa. Aspettano di leggere il testo del «contratto di governo» che viene redatto a porte chiuse.

Anche quelli che in queste settimane hanno mostrato maggiore turbamento per la relazione privilegiata con la Lega sperano in cuor loro che il gioco valga la candela, confidano di trovarsi davanti ad un esecutivo con un programma che giustifichi l’alleanza e auspicano che si rimettano in moto le commissioni e si faccia partire per davvero la macchina della legislatura. Questo è l’atteggiamento della grande maggioranza dei parlamentari, che spiega il silenzio di questi giorni e la disciplina monolitica. Se il M5S sia una roccaforte che mantiene la compattezza o una pentola a pressione pronta ad esplodere, si capirà nei prossimi giorni.