Dopo quattro anni il prossimo 25 aprile la comunità ebraica romana tornerà in piazza con l’Associazione nazionale partigiani e sul palco di porta San Paolo a Roma ci saranno anche i rappresentanti istituzionali. L’accordo, che serve a superare le feroci polemiche originate da veri e propri scontri nel corteo del 2014, è arrivato per iniziativa della sindaca Raggi. Dopo quattro mesi di riunioni e a una settimana dall’ultimo incontro, ieri comune, Anpi e comunità hanno firmato un comunicato congiunto: «Il riemergere di nuovi e vecchi fascismi, il dilagare di un linguaggio politico violento e razzista, la ripresa di forme di violenza richiamano al senso di responsabilità e impongono di superare le divisioni di questi ultimi anni».

Non è stato un accordo semplice, negli ultimi due anni la comunità ebraica ha ricordato il 25 aprile lontano dalla piazza dei partigiani e tre anni fa l’amministrazione comunale allora guidata da Marino organizzò una celebrazione alternativa in Campidoglio. Conseguenze degli scontri del 2014, quando nei pressi del Colosseo il servizio d’ordine della brigata ebraica tentò di cacciare dal corteo le bandiere delle organizzazioni filopalestinesi. Lo scontro ha successivamente preso le forme di una disputa storica sulle colpe del gran mufti di Gerusalemme che negli anni trenta e quaranta del Novecento si schierò effettivamente con Hitler. Ma le ragioni della incomunicabilità tra la comunità ebraica romana, l’Anpi e le associazioni filo palestinesi (che da sempre partecipano al corteo del 25 aprile, anche perché l’Anpi ha nel suo statuto il dovere di solidarietà con le lotte di liberazione) vanno evidentemente cercate nella politica di Israele oggi, più che nella storia. A maggior ragione l’accordo è stato un mezzo miracolo in queste giornate di tensioni e morti palestinesi a Gaza. Addirittura l’Anpi spera che si possa fare di più per il dialogo. «Questo 25 aprile unitario può essere un primo passo in un lavoro di confronto tra ebrei italiani e palestinesi che noi vogliamo favorire», dice la presidente nazionale Carla Nespolo.

Intanto al tavolo del comune, dove oltre alla sindaca Raggi erano seduti gli assessori Bergamo e Frongia, l’argomento tra comunità ebraica romana e Anpi è stato ancora quello delle bandiere in corteo. L’Anpi romana ha spiegato che in una manifestazione popolare non è possibile escludere nessuno che intenda aderire allo spirito e ai valori della giornata antifascista. Ma ha condiviso che il centro della manifestazione sta nella storia della Resistenza e della lotta antifascista con i suoi protagonisti, come recita il comunicato congiunto. Le difficoltà sono state superate anche grazie all’intervento sulla comunità romana dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. L’accordo prevede allora che protagoniste del corteo (che anche quest’anno dovrebbe partire dal piazzale caduti della Montagnola, ma si sta cercando di abbreviare il percorso) saranno le bandiere dei soggetti protagonisti della liberazione italiana. Dunque anche la brigata ebraica. Le bandiere palestinesi dunque sfileranno più indietro, ma non sono né possono essere escluse. «Immagino che ci saranno», dice anche il presidente dell’Anpi di Roma Fabrizio De Sanctis che ha tenacemente perseguito l’intesa. Il resto lo farà il servizio d’ordine e soprattutto è affidato al senso di responsabilità. «Dobbiamo lasciare da parte quello che ci divide e impegnarci tutti a sfilare in modo rispettoso», aggiunge De Sanctis.

Nella sede dell’Anpi nazionale anche ieri si è tenuta una riunione organizzativa alla quale hanno partecipato molte sigle, oltre alle associazioni dei deportati e reduci: Cgil, Cisl e Uil, Acli, Arci, Opera nomadi, Libera e tante altre oltre ai rappresentanti dei partiti, Pd, Prc, Comunisti, e di Liberi e Uguali.
Il 2018 segna l’80esimo anniversario delle leggi razziali e il 70esimo dell’entrata in vigore della Costituzione, la cui «inattuazione rischia di far finire male questo paese. Vogliamo concentrarci su questo e sull’antifascismo», dice ancora De Sanctis. Mentre per Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana, sono stati proprio i «frequenti atti di intolleranza, razzismo e antisemitismo» ad aver spinto verso l’intesa con l’Anpi. Tra due settimane la prova della piazza.