La situazione in Spagna continua a peggiorare. Ieri il ministero ha annunciato ben 11.289 nuovi contagi, di cui 4.143 relativi alle ultime 24 ore. Ma è soprattutto la comunità di Madrid dove suonano tutti i campanelli di allarme: in molte zone si superano ormai i 1.000 contagiati ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni: l’1% della popolazione. In Spagna la media è di 312 casi per 100mila abitanti, la cifra più elevata in Europa. In Italia sono 34.

Anche a marzo la pessima gestione targata Isabel Díaz Ayuso, la presidente del Partito popolare che guida la comunità in coalizione con Ciudadanos, fu protagonista del primo focolaio dell’epidemia che da lì si sparse in tutto il paese. Dopo l’incontro di lunedì fra Sánchez e Díaz Ayuso, immerso da mille patriottiche bandiere e pieno di affermazioni vuote della leader conservatrice come «Madrid è la Spagna nella Spagna», o false come «il Covid porta occupazioni, delinquenza e minori non accompagnati», ieri il numero due di Ayuso, Ignacio Aguado, chiedeva al governo l’intervento dell’esercito, polizia e Guardia Civil. Intanto continua il semiconfinamento di 37 regioni sanitarie della comunità (per un totale di 850mila persone), che secondo molti epidemiologi arriva tardi.

L’esecutivo di Ayuso, che annaspa fra ospedali che ricominciano a vedere il fantasma del collasso e scarsità di medici (moltissimi con contratti precari), sembra che venerdì prenderà nuove misure. Nessuno vuole seguire il cammino di Israele e decretare un nuovo confinamento, ma mentre in altre comunità dove pure la situazione non è semplice, come la Catalogna, almeno sembra che si sia stabilizzata, a Madrid peggiora a vista d’occhio. Ormai sono circa 200 le aule chiuse in tutto il paese, in 116 scuole, secondo il sindacato dei docenti Stes.