«Cambiamo il mondo con allegria». Tra i tanti slogan sentiti questo è quello che meglio riassume lo spirito e la quotidianità del Rototom Sunsplash. Il festival ha festeggiato i suoi 25 anni di vita con una edizione di lusso. I numeri: 208.000 presenze da 66 Paesi, 247 spettacoli in sette giorni, 10 milioni di spettatori in streaming. Un festival musicale certo, ma non solo. Dibattiti, proiezioni, laboratori. Il reggae è il coagulante di molto altro: stili di vita ecologici, multiculturalismo, solidarietà e accoglienza. E poi espressioni di soggettività, scoperta dell’altro, seduzione.

Una comunità aperta dove ognuno può trovare il proprio spazio, compresi duemila bambini, cinquemila over 65 e 700 disabili. Per questo anniversario non poteva mancare una forte presenza italiana. Il Festival infatti è nato in Friuli Venezia Giulia nel 1994 e da lì si è dovuto spostare a Benicàssim ( Spagna) nel 2010 a seguito di una campagna poliziesco-giudiziaria-politica della destra regionale. Una miscela tetra di bigottismo politico e ferocia proibizionista ha costretto all’esodo una delle migliori esperienze culturali del Paese. In cinque anni di governo la governatrice di centrosinistra Debora Serracchiani non ha trovato cinque minuti per riconoscerne il valore. Una follia; se non altro per l’indotto della manifestazione sul territorio, calcolato in 22 milioni di euro.

Gli italiani dicevamo: grande festa con gli Italian Reggae All Stars: Africa Unite, Giuliano Palma, Raiz, Nina Zilli, Michela Grena, Train To Roots. Sotto il palco si canta a squarciagola Il partigiano John e Tutta mia la città. Ottimi i concerti dei Mellow Mood e delle sorprendenti Hi Shine Ladies, band femminile romana vivacemente militante. La prima sera ci aveva pensato il cantautore californiano Ben Harper, con un progetto appositamente preparato, a fare ondeggiare la moltitudine dei corpi sulla spianata del Main Stage con reggae indolenti e ad infiammarla con tiratissime ballate rock blues.

Nel vasto programma va segnalata la sontuosa ricapitolazione dell’intera storia della musica giamaicana ad opera del DJ radiofonico inglese David Rodigan con l’Outlook Orchestra (25 elementi con archi e fiati) che celebra i suoi quarant’anni di promozione dei ritmi in levare. Arrangiamenti fascinosi e una Redemption Song strumentale da brividi. L’ivoriano Tiken Jah Fakoly scarica dal palco suono potente, ritmi irresistibili e proclami africanisti ; i neozelandesi Fat Freddy’s Drop colpiscono per la loro miscela di reggae, jazz, soul e funk.

La serata finale è marchiata dalla performance infuocata dei cubani Orishas, trio da poco riunito e in gran forma, ovvero come Buena Vista incontra l’hip hop. Un tripudio di poliritmi e melodie rapinose. In tanta meraviglia una segnalazione particolare va fatta per il cantante inglese Bitty McLean, ospite in due concerti, voce calda e sensuale di netta marca r’n’b e nu soul: quando prende il microfono la musica decolla. Infine il musicista che meglio incarna il reggae contemporaneo: Protoje alias Oje Ken Ollivierre. Nato nel 1981 a Saint Elizabeth (Giamaica), questo musicista riesce a recuperare i contenuti dell’epica roots nei testi con una musica che si è imbevuta nel rock, nell’hip hop e nel pop. Densità dub e nebbie psichedeliche.

Se vi capita non lasciatevelo sfuggire.Per i saluti finali sul palco, oltre agli organizzatori e allo staff, ci sono i volontari della ONG Proactiva Open Arms, a cui va quest’anno un contributo per la loro attività a favore dei rifugiati. La migliore risposta all’estate dell’odio.