«La storia del cinema israeliano è legata alle complesse vicende del suo popolo», osserva Eldad Golan, addetto alla cultura dell’ ambasciata israeliana a Roma. L’occasione è la presentazione del Pitigliani Kolno’a Festival, la rassegna dedicata alla cinematografia di Israele e di argomento ebraico, che festeggia quest’anno la sua decima edizione e che si terrà dal 21 al 26 novembre tra la Casa del Cinema e lo stesso Centro Pitigliani a Trastevere (www.pitiglianikolnoafestival.it).
Anche la direttrice (insieme a Dan Muggia) Ariela Piattelli sottolinea la «complessità della società» di questo paese mediorientale, che «coincide con quella linguistica del suo cinema». E in effetti la principale attrattiva di una rassegna come quella del Pitigliani è lo sguardo che offre su una delle realtà più articolate e contraddittorie che ci siano, quella appunto della società israeliana, vista dall’interno e raccontata non solo in rapporto alla questione palestinese.

Ad aprire il Festival ad esempio è Zero Motivation, opera prima della regista Talya Lavie, che affronta la vita nell’esercito, la leva obbligatoria, dal punto di vista del genere – femminile – e attraverso la commedia.
Il pregiudizio omofobo nel mondo del calcio e il tema dell’eutanasia – due temi di attualità non solo in Israele – sono l’argomento di altre due commedie: Kicking Out Shoshana di Shay Kanot e The Farewell Party, ambientato in un ospizio di Gerusalemme, di Sharon Maymon e Tal Granit.

Sacred Sperm di Ori Gruder, invece, costituisce uno sguardo dall’interno su un mondo chiuso e poco conosciuto: quello degli ebrei ultra-ortodossi appartenenti alla corrente dello Chassidismo – la stessa che a Venezia 69 Rama Burshtein aveva raccontato con La sposa promessa – tra i quali vige il divieto assoluto di masturbarsi . Il regista divenuto religioso a 30 anni, che presenterà il suo film al pubblico lunedì 23, gira un documentario in cui intervista esperti, amici e rabbini, con lo scopo di spiegare questa interdizione al figlio e mostrando così – nota Ariela Piattelli – «come nelle società ortodosse vengono educati i bambini ma anche gli adulti».

Un altro documentario, Hotline di Silvina Landsmann – che ha debuttato alla Berlinale lo scorso febbraio e verrà proiettato sempre lunedì 23 alla Casa del Cinema – getta una luce su uno dei drammi meno noti che si consumano in Israele: quello dell’immigrazione «clandestina» dall’Africa, punita con il carcere e senza alcuna prospettiva di diventare cittadini con gli stessi diritti degli altri.