Mentre dal porto petrolifero di Ras Lanuf, occupato la scorsa settimana dalle truppe del generale Haftar, partiva verso l’Italia il primo cargo di greggio dopo due anni di stop, si accendevano le polemiche sul caso dei due italiani Bruno Cacace e Danilo Calonego (della cui presenza la Farnesina non sapeva nulla) e di un canadese rapiti a Ghat.

Sarebbero in mano ad una banda di criminali e si troverebbero ancora nella cittadina libica. Fonti locali hanno fatto sapere che due giorni prima la scorta era stata sospesa (aprendo a dubbi sull’eventuale coinvolgimento degli uomini a loro protezione) ma l’azienda Conicos per cui lavorano nega: la scorta era ancora in essere. L’autista dell’auto in cui viaggiavano sarebbe stato posto sotto interrogatorio.

Sul piano politico il sequestro si inserisce in un momento caldo per Roma nella crisi libica: la scorsa settimana il governo ha lanciato l’operazione militar-umanitaria Ippocrate a Misurata e ieri quel cargo partito da Ras Lanuf – e inviato dalla Noc, l’ente nazionale del petrolio che con Haftar e il parlamento ribelle di Tobruk ha stretto un conveniente accordo per rilanciare le esportazioni – svela gli interessi internazionali: con Haftar si può indirettamente dialogare.