«Cambia il vento in Israele», «Svolta in Israele». Sono solo alcuni dei titoli dei giornali di tutto il mondo sul governo che Naftali Bennett (destra religiosa) e Yair Lapid (centro) intendono formare escludendo il partito Likud e il suo leader Netanyahu per la prima volta in 12 anni. Siamo davvero a uno storico bivio politico? Ne abbiamo parlato con l’analista israeliano Michel Warschawski.

 

Si parla di fine dell’era di Netanyahu.

A mio avviso è prematuro, Netanyahu è ancora in grado di portare scompiglio nel campo avversario, giocando sul pericolo del «governo di sinistra». Parla di pericoli per la sicurezza di Israele o di quella delle colonie ebraiche (nei Territori palestinesi occupati, ndr). Temi che toccano corde sensibili nei partiti di destra che vogliono abbandonarlo per unirsi a Yair Lapid e Naftali Bennett.

 

«Governo di sinistra». Eppure è palese il dominio della destra anche in questo ipotetico esecutivo.

La differenza con il passato è che questo governo non prenderà decisioni volte a proteggere gli interessi del primo ministro come ha fatto Netanyahu. Ma la destra è al potere e resterà al potere.

 

E infatti Bennett, che dovrebbe prendere il posto di Netanyahu, è un esponente della destra religiosa radicale.

Da quando è entrato in politica Bennett si è sempre rappresentato con un difensore degli interessi dei coloni israeliani e un fautore della colonizzazione. Considera Eretz Israel (la biblica Terra di Israele, la Palestina storica, ndr) nella sua totalità un territorio solo del popolo ebraico e rigetta qualsiasi concessione alle aspirazioni territoriali dei palestinesi sotto occupazione. Detto ciò, se diventerà primo ministro, non credo che la sua politica su questo tema e su altre questioni come l’Iran, la Siria o Hezbollah in Libano, sarà più aggressiva di quella svolta da Netanyahu. Manterrà lo status quo che è sufficientemente aggressivo.

 

Bennett a suo avviso entrerà in rotta di collisione con l’Amministrazione Biden che, almeno a parole, vuole rilanciare il negoziato israelo-palestinese e la soluzione a Due Stati, Israele e Palestina?

Bennett non riconosce e rigetta categoricamente qualsiasi forma di autodeterminazione reale per i palestinesi in Cisgiordania. I motivi per un potenziale contrasto anche con gli alleati americani perciò esistono. Ma non credo che in qualità di primo ministro voglia uno scontro con la Casa Bianca. Conosce le linee rosse degli Usa e proverà a manovrare traendo profitto dalle priorità dell’Amministrazione Biden che sono la Cina e l’Iran e non certo i palestinesi.

 

Quindi non frenerà in alcun modo l’espansione delle colonie israeliane.

Continuerà ad espanderle, con l’approvazione del governo ed evitando provocazioni tali da suscitare reazioni americane o internazionali. La differenza è che mentre Netanyahu ama il clamore, la provocazione e annunciare ad alta voce i suoi propositi, Bennett invece edificherà nuove case per i coloni ma con più discrezione, senza urlarlo.

 

Che ruolo avranno i partiti del centrosinistra nell’esecutivo Bennett-Lapid?

Non sarà del tutto marginale ma il loro peso si rivelerà scarso. In qualche occasione faranno sentire la loro voce ma a dettare legge sarà la destra e approveranno anche programmi che non condividono.