«Nessuno ce l’ha con Radio Radicale o vuole la sua chiusura ma sta nella libertà del Governo farlo». La frase pronunciata dal sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, a margine di un convegno sull’informazione a Benevento, la dice tutta sulla ratio che muove la scure pentastellata caduta sulla convenzione con l’emittente radiofonica «organo della Lista Marco Pannella» e sui fondi per l’editoria.

Tagli che uccidono anche il manifesto, l’Avvenire, Italia Oggi, il Foglio, Libero e una lunga serie di giornali cooperativi locali, ma non i cosiddetti «giornaloni» (nello slang grillino).

«LA POSIZIONE è molto chiara: l’intenzione del Governo, mia e del Mise – ha affermato Crimi – è di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale che ha svolto da 25 anni un servizio senza alcun tipo di gara e valutazione dell’effettivo valore di quel servizio». In sostanza, secondo il sottosegretario, «la convenzione è stata rinnovata come una concessione». Ma ora, assicura, «la valutazione è stata fatta: esiste Rai Parlamento, un servizio pubblico, un canale istituzionale che trasmette le sedute parlamentari e delle commissioni».

Una nota di Radio Radicale ricorda però al delegato per l’Editoria che la convenzione tra l’emittente privata «e il Mise si è avviata a seguito di una gara indetta il 1 aprile del 1994 e che da allora il servizio è proseguito in regime di proroga, nonostante Radio Radicale abbia sempre richiesto che venisse rimesso a gara».

IL CRIMI-PENSIERO non sembra comunque seguire necessariamente un percorso logico: mentre impone tagli che peraltro non fanno risparmiare un centesimo allo Stato perché gettano centinaia di famiglie nel pozzo senza fondo della disoccupazione, il sottosegretario riesce infatti a mostrarsi perfino paladino della piccola editoria. «Dove l’informazione locale è più sviluppata, c’è una maggiore lotta alla corruzione – afferma l’esponente grillino – Già oggi nel taglio ai fondi all’editoria che sono stati fatti è stata privilegiata l’informazione locale. C’è uno zoccolo di 500 mila euro che non viene toccato, e chi percepisce milioni di euro dallo Stato non è certo l’editoria locale. Chi percepiva contributi pubblici tra gli editori locali non vedrà toccato un euro dei suoi contributi per i prossimi quattro anni» (falso, ndr).

La giusta risposta viene direttamente dal presidente nazionale della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che giudica come «sciagurata» la scure pentastellata «perché colpisce le voci delle differenze». «Per capirci: colpisce Radio Radicale, il manifesto, l’Avvenire, tanti giornali diocesani, e molte realtà locali in Campania dove c’è il rischio che in numerose province non resterà nessuna voce a raccontare il territorio. Mette a repentaglio la voce della diversità e della differenze perché sono tagli destinati a diventare bavagli. Quando si chiude un piccolo giornale si oscura una comunità. Per questo – annuncia Giulietti – proporremo una serie di iniziative di lotta a partire da oggi per contrastare questa decisione che lede, ferisce ed umilia l’art. 21 della Costituzione».

Per questo il presidente dell’Fnsi rivolge un appello al capo dello Stato «che per dieci volte ha richiamato l’attenzione nazionale sulla libertà di informazione, sulla necessità di aggiungere le voci, perché ciò che sta accadendo è uno sfregio alla Costituzione ed anche alle sue stesse parole».

Su un punto però Crimi ha ragione: «Per l’80% delle imprese che avevano un contributo pubblico non ci sarà alcun taglio». Appunto: il taglio è ben mirato evidentemente a colpire solo chi non è utile all’attuale corso giallo-bruno.

E TRA QUESTI, anche Radio Radicale, che ha raccolto più di 50 mila firme in calce ad una petizione su change.org, oltre al supporto di un intergruppo parlamentare e numerosi appelli in suo favore da esponenti di ogni parte politica.

Molti di loro parteciperanno alla «maratona oratoria» che si terrà domenica di Pasqua (21 aprile) dalle 11 alle 13 in piazza Madonna di Loreto, a Roma.

L’emittente inoltre parteciperà alla consulta dei cdr Rai che si tiene oggi e domani ad Assisi. Il cdr e il direttore Alessio Falconio sono stati invitati dall’Usigrai a testimonianza di una totale solidarietà con i giornalisti e i tecnici che rischiano il posto di lavoro dopo la revoca della convenzione per la trasmissione dei lavori parlamentari. E a dispetto di chi pensava di creare competizione e conflitto con i lavoratori del Gr Parlamento che pure fornisce quel tipo di servizio pubblico.

Tanto più che nei giorni scorsi è emersa la notizia di un possibile matrimonio tra la Rai e Radio Radicale. L’emittente pubblica italiana potrebbe infatti acquisire le frequenze, le teche e il patrimonio audiovisivo dell’emittente che fu di Marco Pannella.