Passi che si incrociano, seguono le orme dei sentieri, ci allertano a non sentirci padroni della Terra ma scoprirci ospiti, abitanti temporanei, viandanti transitori in lotta per la giustizia. Passi si muovono sui passi, occupano latifondi, recuperano terre abbandonate dalla povertà, dalla miseria, col duro lavoro dei campi. Piedi nudi che camminano insieme, percorrono migliaia di chilometri, marciano rivendicando la riforma agraria, spesso feriti.
Mani nelle mani che si incontrano seminando, piantando, coltivando, raccogliendo, si uniscono, impugnano penne, imparano a leggere e a scrivere. Voci che discutono, dialogano, dibattono, cantano nelle baracche o all’ombra degli alberi. Lavoro che trasforma le mani, i piedi, le vite, le coscienze negli accampamenti, nei centri culturali, nelle «scuole itineranti».

LA PEDAGOGIA del Movimento dei contadini senza terra è parte di una secolare tradizione di lotte contadine in Brasile. Dal 1984, anno del primo congresso nazionale, i militanti del Mst, storicamente espropriati dalle terre, oppressi, tenuti in una condizione di sfruttamento e analfabetismo, organizzandosi in nuclei, settori regionali e nazionali, lottano per un’equa distribuzione della terra che vuol dire alimentazione, salute, lavoro, educazione. Nel corso di questo cammino hanno costituito più di duemila scuole, accogliendo oltre duecentomila studenti.
In una terra a Guararema, zona rurale nella periferia di São Paulo, più di mille volontari hanno lavorato insieme per giorni, settimane, mesi, anni. Non importa il tempo, non serve contare i giorni, si sollevano nubi di polvere, braccia al cielo si uniscono e lavorano, bisogna costruire una scuola, anzi un’idea, una pedagogia a favore dell’alfabetizzazione, della salute, del pensiero critico, del lavoro cooperativo, dell’agro-ecologia.

LA COSTRUZIONE della Scuola è stata parte di questa intenzionalità politico-pedagogica in un processo organizzativo costituito da brigate di lavoratori accompagnati da un collettivo composto da professionisti, responsabili per l’ingegneria e la tecnica. Il processo educativo è sorto fin dalla architettura, nel dibattito su come distribuire gli ambienti, le aule, il teatro, la mensa, i dormitori, su come intercettare la luce, sull’utilizzo delle energie rinnovabili. Ci sono idee che prendono forma in attimi o secoli. La Scuola Florestan Fernandes è stata realizzata in due anni, inaugurata nel 2005, ma la si immaginava da tempo indefinibile.
Nel pensiero pedagogico della Scuola confluiscono la tradizione sindacale, la chiesa di base, la commissione pastorale della terra, la formazione dei lavoratori. Alcuni principi del marxismo latinoamericano si integrano con un’organizzazione di attività quotidiane scandite da un ritmo collettivo in armonia con la natura e col lavoro. Da un lato, c’è lo studio, dall’altra il principio formativo del lavoro.

LA FORMULA DI LAVORARE, studiare, condividere, organizzarsi è intervallata dalla mistica, pratica di condivisione dei valori etici e spirituali caratteristico della storia del Mst, ricerca di giustizia, umanità, solidarietà: è essa stessa un lavoro che costruisce i principi di una società solidale, cooperativa, profondamente in contraddizione col sistema globale basato sul profitto e lo sfruttamento. Poi si va in classe, si discute di educazione popolare, di Paulo Freire, di Antonio Gramsci, ci si impegna sul metodo di alfabetizzazione, la formazione degli educatori, si dialoga sulla parità di genere, sui diritti del lavoro, si incontrano culture diverse e lontane. Si riflette a partire dalla pratica, non si fa apologia ideologica, ma si studia rigorosamente, con attenzione, andando alle fonti, frequentando la biblioteca, utilizzando la tecnologia.
Si opera un superamento dell’individuo a favore del collettivo, in un processo educativo utile a costituire un modello di agricoltura libera da ogni oppressione, in cui sono eliminati gli agro-tossici e le forme di sfruttamento capitalista della terra.
La Scuola è riferimento e ispirazione per università e centri di ricerca con cui ha stretto accordi istituendo centinaia di corsi su tematiche di educazione rurale, educazione alla salute, educazione popolare, ecofemminismo, pedagogia dei movimenti sociali. Un luogo di incontro per la pedagogia latinoamericana, aperto a una cultura plurale, critica, trasformatrice, ma anche dalle forti contraddizioni: difende, infatti, principi socialisti in un mondo aspramente capitalista; mette radici in zone rurali in un mondo attratto dalle grandi urbanizzazioni; pratica la solidarietà in un mondo di chiusure ed egoismi; vive di cooperazione in un mondo di consumi spesso sfrenati.

QUESTE CONTRADDIZIONI degenerano in conflitti di fronte alle abissali negazioni dei diritti in Brasile, all’offensiva del neoliberismo, come attestano le persecuzioni mediatiche, militari, ideologiche. Gli atti di violenza ai danni del Mst si sono moltiplicati nella storia del movimento: le stragi di Corumbiara ed Eldorado dos Carajás, del 1995 e 1996, in cui persero la vita centinaia di lavoratori per attacchi da parte di miliziani armati, segnano la memoria del movimento; recentemente, in una diretta facebook, l’attuale presidente Jair Bolsonaro ha dichiarato di voler equiparare le occupazioni del Mst ad atti di terrorismo e, mimando entusiasticamente l’uso dei fucili, ha affermato che i latifondisti possono sentirsi liberi di utilizzare le armi come si fa in Italia con la «legittima difesa». A questa dichiarazione hanno fatto seguito una serie di azioni criminali contro i lavoratori.

NONOSTANTE LE CONTINUE e sistematiche azioni di aggressione, linciaggio, calunnie, la Scuola resiste come luogo di innovazione culturale a livello internazionale tanto da far dichiarare a Roberto Leher, ex rettore dell’Universidade Federal do Rio de Janeiro da sempre vicino al Mst, che «è uno dei luoghi più inventivi in termini di pensiero critico, uno spazio plurale in cui circola il meglio della produzione scientifica brasiliana, latinoamericana, africana e di altri Paesi e compie una funzione importantissima nella formazione dei movimenti sociali». Così si ribalta la prospettiva della pedagogia nel suo senso più ampio e complesso.
Chi ha avuto negato il riconoscimento della propria cultura, l’accesso all’educazione pubblica, all’alfabetizzazione, si organizza in modo cooperativo, costituisce una propria storia educativa che dà una grande lezione alle università e al sapere istituzionale affinché si vada oltre i confini materiali, intercettando il vento di trasformazione sociale che proviene dalle realtà di base, dalle militanze politiche, dall’impegno civile, da una pedagogia capace di dialogo, contraddizione, trasformazione sociale in cui, come raccomandato dallo stesso Florestan, sociologo da cui prende il nome la scuola: «la teoria possa servire da azione per la trasformazione umana e sociale».