«Grazie!» grida Zeno D’Agostino dal palco rivolto alla grande piazza sul mare, davanti i suoi portuali e fumogeni colorati e tanta tanta gente sotto il sole cocente di mezzogiorno. «Grazie!» D’Agostino stavolta non lo dice solo ai suoi, lo vuole dire anche e soprattutto all’autore della segnalazione che ha portato l’Anac a farlo decadere da Presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico orientale.
Questa vicenda ha permesso alla città di trovare una sua nuovissima, unità, ma ha anche costretto tutti a dire da che parte stanno, a cominciare dalle forze politiche: tutti apparentemente sono al suo fianco, anche in piazza.

Le istituzioni: la Regione, la sindaca di Monfalcone, il sindaco di Trieste. Presenti i sindacati, confederali e non. Usb con Sasha Colautti sul palco: «L’attacco a questo porto non può passare inosservato. Ci sono due modelli che si scontrano: da una parte il porto di Trieste che significa investimenti, occupazione e opportunità in una città che sembrava nemmeno sognarli, dall’altro il modello di chi vuole che Trieste muoia perché qualcun altro deve fare profitto».

Istituzioni, sindacati e qualche intellettuale come Paolo Rumiz: «Non posso credere che dopo la strage del covid per la privatizzazione dei servizi pubblici lombardi, oggi ci sia ancora qualcuno che crede che il pubblico non vada bene. Non posso credere che l’Italia debba difendersi dall’Italia e Trieste dai triestini». L’unica vistosa assenza quella di Forza Italia, ferma nelle sue posizioni sul «pericolo giallo», dopo che per tutto l’anno scorso un notabile cittadino di quello schieramento aveva riempito la città di manifesti contro le intese che D’Agostino aveva appena sottoscritto con un partner cinese.

Chissà se le «manine» che hanno agito nell’ombra volevano approfittare di uno spauracchio che sembra facile da agitare. Si è mai parlato seriamente di qual è la reale portata della ventilata «invasione» cinese? Sergio Bologna, che di porti e logistica ne sa più di tutti, l’ha detto e ripetuto: «Riflettendo su quello che è successo in questi ultimi anni in Europa, risulta evidente quanto rumore inutile è stato fatto attorno alla Via della Seta. Quanto stupidi e privi di consistenza gli allarmi su una possibile conquista cinese di infrastrutture strategiche, in primis i porti. Mentre alcuni strillavano, i cinesi si erano già installati nelle reti distributive europee. Non c’era bisogno che passassero dai porti di Trieste o Venezia o Genova per arrivare al cuore dell’Europa».

Appuntamento al 24 giugno, all’udienza davanti al Tar con la richiesta di sospensiva della rimozione di Zeno.