«Ís» dicevano i bambini di quella città, quando volevano una cosa.
«On» dicevano i bambini di quella città, quando non la volevano.
«Oaic» quando salutavano.
Si chiamava Oirarrtnoc, era una città al contrario.

Mettete tutto in disordine! Dice la mamma disperata ai bambini che miti miti stanno facendo i compiti seduti coi gomiti stretti alle loro scrivanie con tutte le matite allineate, le forbici, i quaderni, le matite degradanti dalla più scura alla più chiara, meglio che in un arcobaleno. Nel mondo all’incontrario le mamme amano il disordine, i colori alla rinfusa, l’alimentazione tutta a base di merende, caramelle, gelati e popcorn a go-go.
I televisori guardano tutto il tempo i bambini giocare e le mamma televisione si ostinano a dirgli di guardarli meno o di guardarli mentre studiano, ma i bambini a Oirartnoc studiano poco, solo nei ritagli di tempo o quando le loro mamme sono distratte e non li sollecitano a urlare, saltare, ballare e godersela.

Nel paese all’incontrario i ricchi sono stanchissimi perché si alzano presto, lavorano tutto il giorno e tornano a casa distrutti mentre i poveri si alzano tardi, fanno colazione con la pasta al forno e sonnecchiano tutto il giorno in piscina. I cani miagolano e fanno le fusa, i gatti abbaiano e fanno la guardia. Gli stonati cantano a squarciagola tutto il giorno e son tutti ben lieti di ascoltarli: più stoni e più sei lodato. Gli intonati mettono i tappi nelle orecchie perché son gli unici a riconoscere le stonature: tutti gli altri credono di cantare benissimo e non la smettono più, felici e liberi di dar aria ai polmoni. Gli uccelli? Fanno pic-pic pic-pic. Nella città al contrario i grassi sono magri e i magri grassi. Per cui i grassi mangiano dalla mattina alla sera e i magri sono sempre a dieta. I cani fanno la pipì, o meglio la ípip, al gabinetto. I padroni invece devono tenere la pipì per ore fino a che i loro cani si decidono finalmente a portarli fuori a fare un giretto e allora gli uomini la fanno contro gli alberi e le donne accovacciate nei prati.

A Oirartnoc se giochi a carte, per esempio a rubamazzetto, se rubi il mazzo ad altri giocatori è una vera sfortuna, se te lo rintano invece è una fortuna, perché vince chi resta con meno carte. A scopa se fai scopa sei fritto, per non parlare di settebello o primiera. A ping-pong? A gnop-gnip vince chi batte la pallina contro la rete o la fa volare lontanissimo come a pallavolo che poi non la trovi più.
Riguardo alle malattie quando hanno la tosse gli Oirartnocchi starnutiscono. Facendo uicté uitcé. Quando hanno il raffreddore tossiscono. Quando hanno il mal di pancia fanno iha iha, come gli asinelli.

Se hanno mal di gola devono cantare per un’ora tre volte al giorno, dopo i pasti. Se hanno mal di gambe devono andare a giocare a pallone. Se hanno mal di testa devono ascoltare la musica forte. Le zanzare non pungono mai nessuno, puoi lasciare le finestre aperte la sera con la luce accesa e le chiami, e alla fine ne arriva qualcuna che senti solo un leggero zzzz e un solletico di ala sulla spalla.
A loro non piace il sangue umano, né tantomeno quello dei bambini, qui le zanzare sono vegetariane.

Se i bambini al parco non si sporcano di fango, non si sbucciano le ginocchia, non tingono i calzoncini bianchi con belle strisciate d’erba le madri si arrabbiano orribilmente: «Vi sembra questo il modo di tornare a casa? Sembrate appena usciti da una lavanderia! Vergognatevi! Guardate che ginocchia candide, sembrano finte! Volete che i vicini pensino che avete le gambe di plastica? O che state sempre prigionieri in casa senza uscire mai? O che se uscire state immobili sulle panchine come belle statuine? Cose da matti, non avete nemmeno un graffio, nemmeno mezzo. Nemmeno a cercarlo con la lente di ingrandimento. Nemmeno una sbucciatura. Nemmeno una cicatrice. Di croste poi, neanche l’ombra. Se domani mi tornate in questo stato, così puliti, al parco non vi ci mando più, più… Intesiii???Capitooo???
-Ìs».
Chi vorrebbe vivere in un paese così? Oi ìs.
(Vivian Lamarque, «Mettete subito in disordine»)

fabianasargentini@alice.it